2013-07-05 15:29:09

Egitto: scontri al Cairo e sul Sinai, i Fratelli musulmani rifiutano il dialogo


Venerdì di preghiera carico di tensione in Egitto. In tutto il Paese sono in corso manifestazioni pro e contro Morsi, il presidente deposto dai militari due giorni fa. Scontri armati si stanno verificando all'Università del Cairo. Appelli alla riconciliazione nazionale sono giunti dal nuovo capo dello Stato ad interim, il giudice Mansour, ed anche dall'esercito, ma i Fratelli musulmani rifiutano ogni dialogo. Una posizione, la loro, intransigente, che in molti analisti definiscono estremamente pericolosa per la tenuta della stabilità nel Paese. Nel Sinai già i primi fatti di sangue: islamisti armati hanno attaccato alcune postazioni dell'esercito uccidendo un soldato e ferendone altri due. Intanto sono stati diffusi dal Ministero della Salute del Cairo i dati ufficiali sulle vittime degli scontri dei giorni scorsi: almeno 52 i morti e oltre 2.600 i feriti. Da parte sua, l'Unione Africana ha sospeso il Paese dall'organizzazione. Sulle reali motivazioni che hanno portato all’uscita di scena del presidente Morsi, Emanuela Campanile ha intervistato il teologo musulmano Adnane Mokrani, docente di islamistica presso la Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

R. – Io sono stato una settimana fa al Cairo e ho avuto l’opportunità di incontrare persone di diverse tendenze ed ideologie. Credo che l’errore fondamentale che ha fatto Morsi sia stato quello di non saper dialogare, non sapere guadagnare amici e alleati, anche nel fronte islamista. Dunque, alla fine, si è trovato da solo: non ha saputo investire nell’unità nazionale. Perciò questa seconda fase della rivoluzione è stata, in realtà, una "nuova rivoluzione", perché ha avuto una partecipazione enorme, senza precedenti… I Fratelli musulmani - e soprattutto giovani - devono rivedere ora cosa hanno fatto e cercare di trovare una nuova strada, che non è quella dello scontro, ma quella della partecipazione ad una vera democrazia: pluralistica, inclusiva, altrimenti non si potrà andare avanti!

D. – Il popolo egiziano rischia qualcosa?

R. – Quando Morsi è stato eletto, non è stato eletto solamente con i voti dei Fratelli musulmani. Tanti giovani rivoluzionari laici, anche di sinistra hanno scelto lui, perché rappresentava l’unica possibilità contro il vecchio regime: dunque i Fratelli musulmani non costituiscono in Egitto una vera maggioranza. L’unica cosa che temo è che piccoli gruppi dei Fratelli musulmani possano prendere le armi, combattere e cadere nella trappola del terrorismo. Questo è rischioso! Spero che non sarà cosi.

D. – Il fallimento di Morsi può tradursi in un fallimento dell’ideologia dei Fratelli musulmani?

R. – Questo è possibile. Secondo me, questa fase di transizione è necessaria per superare l’ideologia estremista. Questa ideologia è stata presentata come vittima dell’oppressione: adesso, che ha preso il potere, non ha saputo però risolvere problemi, non ha saputo creare un vero consenso. Ha fallito e adesso viene sotterrata. E’ un passaggio quasi obbligatorio verso una democrazia pluralistica, aperta e profonda.







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