Siria: un sacerdote cattolico belga e un monastero nel mirino dei jihadisti
Il sacerdote cattolico belga padre Daniel Maes, 74 anni, dell’Ordine religioso dei
“Canonici regolari premostratensi”, è nel mirino dei gruppi jihadisti che intendono
eliminarlo e invadere il monastero di San Giacomo mutilato a Qara, 90 km a nord di
Damasco. Il monastero, appartenente alla diocesi greco-cattolica di Homs, si trova
in una zona di confine fra gruppi belligeranti sul terreno e potrebbe essere occupato
per diventare base logistica militare dei ribelli. Dopo la morte di padre Francois
Murad, la comunità cristiana in Siria è molto preoccupata. Ogni linea di comunicazione
col monastero è interrotta. L’allarme è giunto all’agenzia Fides da alcuni leader
cattolici siriani e dai familiari dei monaci residenti a San Giacomo, che sono di
9 nazionalità, anche europee. Padre Maes ha insegnato per 20 anni teologia morale
in Belgio e dal 2010 risiede al monastero, dove è direttore del Seminario. Il convento
di San Giacomo a Qara è una antica struttura che risale al V sec d. C. Vi risiede
una comunità monastica femminile, guidata dalla suora palestinese suor Agnes Mariam
de la Croix, arricchitasi negli anni di una comunità religiosa maschile e di famiglie
di laici cristiani, sunniti e alawiti. Nei mesi scorsi il convento si è trovato al
centro di scontri a fuoco ed è stato colpito e danneggiato da bombardamenti di elicotteri
dell’esercito regolare siriano che, probabilmente, intendevano colpire depositi di
armi sistemati nei cunicoli o nei fossati nei pressi del monastero, all’epoca bizantina
usati per le provviste di acqua. Negli ultimi mesi il monastero ospita e assiste famiglie
di profughi, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa. Padre Daniel mantiene
stretti contatti con gruppi di siriani in Francia, Belgio e Olanda che, attraverso
associazioni di volontariato, mandano aiuti umanitari per gli sfollati. Il sacerdote
ha denunciato la “pulizia etnica” compiuta sui cristiani a Qusair, quando la cittadina
era stata presa dai ribelli e da gruppi jihadisti. “I villaggi cristiani circostanti
sono stati distrutti e tutti i fedeli che potevano essere catturati sono stati uccisi,
secondo una logica di odio settario”, ha scritto nelle scorse settimane all’agenzia
Fides. “Per decenni cristiani e musulmani hanno vissuto in pace in Siria. Se bande
criminali possono scorazzare e terrorizzare i civili, questo non è contro le leggi
internazionali? Chi proteggerà gli innocenti e potrà garantire il futuro di questo
Paese?”, afferma il sacerdote. Così padre Maes descrive la situazione sociale odierna
in Siria: “I giovani sono delusi, perché le potenze straniere dettano loro l’agenda.
I musulmani moderati sono preoccupati, perché salafiti e fondamentalisti vogliono
imporre una dittatura totalitaria di stampo religioso. I cittadini sono terrorizzati
perché vittime innocenti di bande armate”. Padre Maes conclude: “Il regime siriano
aveva da tempo perso ogni credibilità. Oggi l’urgenza è far sopravvivere la Siria.
Il popolo siriano stesso deve riformare il Paese, secondo un processo di vera democrazia:
un popolo che, autonomamente, garantisce la parità di trattamento per tutti”. (R.P.)