2013-07-04 13:14:01

Siria: un sacerdote cattolico belga e un monastero nel mirino dei jihadisti


Il sacerdote cattolico belga padre Daniel Maes, 74 anni, dell’Ordine religioso dei “Canonici regolari premostratensi”, è nel mirino dei gruppi jihadisti che intendono eliminarlo e invadere il monastero di San Giacomo mutilato a Qara, 90 km a nord di Damasco. Il monastero, appartenente alla diocesi greco-cattolica di Homs, si trova in una zona di confine fra gruppi belligeranti sul terreno e potrebbe essere occupato per diventare base logistica militare dei ribelli. Dopo la morte di padre Francois Murad, la comunità cristiana in Siria è molto preoccupata. Ogni linea di comunicazione col monastero è interrotta. L’allarme è giunto all’agenzia Fides da alcuni leader cattolici siriani e dai familiari dei monaci residenti a San Giacomo, che sono di 9 nazionalità, anche europee. Padre Maes ha insegnato per 20 anni teologia morale in Belgio e dal 2010 risiede al monastero, dove è direttore del Seminario. Il convento di San Giacomo a Qara è una antica struttura che risale al V sec d. C. Vi risiede una comunità monastica femminile, guidata dalla suora palestinese suor Agnes Mariam de la Croix, arricchitasi negli anni di una comunità religiosa maschile e di famiglie di laici cristiani, sunniti e alawiti. Nei mesi scorsi il convento si è trovato al centro di scontri a fuoco ed è stato colpito e danneggiato da bombardamenti di elicotteri dell’esercito regolare siriano che, probabilmente, intendevano colpire depositi di armi sistemati nei cunicoli o nei fossati nei pressi del monastero, all’epoca bizantina usati per le provviste di acqua. Negli ultimi mesi il monastero ospita e assiste famiglie di profughi, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa. Padre Daniel mantiene stretti contatti con gruppi di siriani in Francia, Belgio e Olanda che, attraverso associazioni di volontariato, mandano aiuti umanitari per gli sfollati. Il sacerdote ha denunciato la “pulizia etnica” compiuta sui cristiani a Qusair, quando la cittadina era stata presa dai ribelli e da gruppi jihadisti. “I villaggi cristiani circostanti sono stati distrutti e tutti i fedeli che potevano essere catturati sono stati uccisi, secondo una logica di odio settario”, ha scritto nelle scorse settimane all’agenzia Fides. “Per decenni cristiani e musulmani hanno vissuto in pace in Siria. Se bande criminali possono scorazzare e terrorizzare i civili, questo non è contro le leggi internazionali? Chi proteggerà gli innocenti e potrà garantire il futuro di questo Paese?”, afferma il sacerdote. Così padre Maes descrive la situazione sociale odierna in Siria: “I giovani sono delusi, perché le potenze straniere dettano loro l’agenda. I musulmani moderati sono preoccupati, perché salafiti e fondamentalisti vogliono imporre una dittatura totalitaria di stampo religioso. I cittadini sono terrorizzati perché vittime innocenti di bande armate”. Padre Maes conclude: “Il regime siriano aveva da tempo perso ogni credibilità. Oggi l’urgenza è far sopravvivere la Siria. Il popolo siriano stesso deve riformare il Paese, secondo un processo di vera democrazia: un popolo che, autonomamente, garantisce la parità di trattamento per tutti”. (R.P.)







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