2013-07-04 14:00:10

Indonesia: Chiesa ed opposizione contro una nuova legge su Ong e gruppi


La Camera dei deputati del parlamento indonesiano ha approvato martedì la nuova legge sulle organizzazioni di massa e non governative, un provvedimento che darà al governo un maggiore controllo su gruppi e movimenti, consentendo di agire per bloccarne le azioni considerate illegali o pericolose per la sicurezza, ma anche per scioglierli se necessario. Sono occorsi mesi di aspro confronto e di sospensioni frequenti per arrivare a un testo che raggiungesse gli obiettivi proposti dal governo di sicurezza e controllo, ma superasse i tanti dubbi emersi nell’aula parlamentare. Alla fine, però la convergenza delle forze politiche è stata significativa e la legge è stata approvata con 311 voti a favore dei 361 legislatori presenti in aula. Significativa anche l’astensione dal voto di 199 esponenti dell’opposizione. I movimenti a favore del provvedimento di iniziativa governativa - riferisce l'agenzia Misna - hanno sottolineato come la legge fosse necessaria, sia per rafforzare le organizzazioni locali, sia per contrastare iniziative straniere attraverso l’uso di gruppi o Ong locali. Per l’opposizione, al contrario, quella che si riconosce nei partiti Gerindra, del Mandato nazionale e della Coscienza popolare, il provvedimento sarà utilizzato dal potere per silenziare la dissidenza. Opposti al passaggio della legge anche rappresentanze di gruppi religiosi, come la Conferenza episcopale cattolica, la Comunione delle Chiese indonesiana e la Muhammadiya, organizzazione di base musulmana a forte impronta sociale. Due principalmente le loro obiezioni: la discriminazione sempre possibile nell’approvazione e nel controllo delle organizzazioni in base alle politiche prevalenti e su linee ideologiche e religiose; l’arbitrarietà consentita dalla vaghezza di certe espressioni, come ad esempio il criticato articolo 5. L’articolo, uno degli 87 complessivi, obbliga le organizzazioni di massa a mantenere e rafforzare l’unità della nazione, come pure a sostenere gli ideali dello Stato indonesiano. L’articolo bandisce però anche la bestemmia contro ogni religione riconosciuta, rende illegali attività che promuovono separatismo, disturbo dell’ordine pubblico e violazione dell’ideologia di Stato Pancasila. Una legge che per i critici lascia aperte le porte a dubbi e strumentalizzazioni. Per questo, anche i vescovi cattolici, come altri chiederanno alla Corte costituzionale di sospendere l’attuazione della legge. (R.P.)







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