Indonesia: Chiesa ed opposizione contro una nuova legge su Ong e gruppi
La Camera dei deputati del parlamento indonesiano ha approvato martedì la nuova legge
sulle organizzazioni di massa e non governative, un provvedimento che darà al governo
un maggiore controllo su gruppi e movimenti, consentendo di agire per bloccarne le
azioni considerate illegali o pericolose per la sicurezza, ma anche per scioglierli
se necessario. Sono occorsi mesi di aspro confronto e di sospensioni frequenti per
arrivare a un testo che raggiungesse gli obiettivi proposti dal governo di sicurezza
e controllo, ma superasse i tanti dubbi emersi nell’aula parlamentare. Alla fine,
però la convergenza delle forze politiche è stata significativa e la legge è stata
approvata con 311 voti a favore dei 361 legislatori presenti in aula. Significativa
anche l’astensione dal voto di 199 esponenti dell’opposizione. I movimenti a favore
del provvedimento di iniziativa governativa - riferisce l'agenzia Misna - hanno sottolineato
come la legge fosse necessaria, sia per rafforzare le organizzazioni locali, sia per
contrastare iniziative straniere attraverso l’uso di gruppi o Ong locali. Per l’opposizione,
al contrario, quella che si riconosce nei partiti Gerindra, del Mandato nazionale
e della Coscienza popolare, il provvedimento sarà utilizzato dal potere per silenziare
la dissidenza. Opposti al passaggio della legge anche rappresentanze di gruppi religiosi,
come la Conferenza episcopale cattolica, la Comunione delle Chiese indonesiana e la
Muhammadiya, organizzazione di base musulmana a forte impronta sociale. Due principalmente
le loro obiezioni: la discriminazione sempre possibile nell’approvazione e nel controllo
delle organizzazioni in base alle politiche prevalenti e su linee ideologiche e religiose;
l’arbitrarietà consentita dalla vaghezza di certe espressioni, come ad esempio il
criticato articolo 5. L’articolo, uno degli 87 complessivi, obbliga le organizzazioni
di massa a mantenere e rafforzare l’unità della nazione, come pure a sostenere gli
ideali dello Stato indonesiano. L’articolo bandisce però anche la bestemmia contro
ogni religione riconosciuta, rende illegali attività che promuovono separatismo, disturbo
dell’ordine pubblico e violazione dell’ideologia di Stato Pancasila. Una legge che
per i critici lascia aperte le porte a dubbi e strumentalizzazioni. Per questo, anche
i vescovi cattolici, come altri chiederanno alla Corte costituzionale di sospendere
l’attuazione della legge. (R.P.)