Centrafrica: l’emergenza umanitaria rischia di incendiare tutta la regione
“Più di 60.000 bambini e loro familiari soffrono una grave penuria alimentare e più
di 200.000 bambini e loro familiari sono stati costretti a fuggire dalle loro case
nel corso degli ultimi 6 mesi” denuncia un appello sottoscritto da 9 organizzazioni
umanitarie che operano nella Repubblica Centrafricana, e da mons. Dieudonné Nzapalainga,
arcivescovo di Bangui. Il documento traccia un quadro drammatico della situazione
del Centrafrica a pochi mesi dalla cacciata dell’ex Presidente François Bozizé e l’arrivo
al potere di Michel Djotodia, leader della coalizione ribelle Seleka. “La maggior
parte dei Centri sanitari del Paese sono chiusi da 6 mesi, circa un milione di bambini
non andranno a scuola e la popolazione è priva dei servizi più elementari”. A questo
si aggiunge la mancanza di sicurezza che colpisce soprattutto i più deboli ed indifesi:
“i bambini, e in particolare bambine e ragazze, sono esposti a un gran numero di abusi,
in particolare violenze sessuali e matrimoni precoci”. Migliaia di bambini sono reclutati
a forza nelle file dei gruppi armati. La presenza umanitaria è ridotta al minimo:
solo una quarantina di operatori dell’Onu sono ancora presenti nella capitale, Bangui.
Le 9 Ong chiedono la raccolta di 60 milioni di euro per far fronte alle esigenze umanitarie
più urgenti. Mons. Nzapalainga sottolinea che il dramma centrafricano rischia di incendiare
gli Stati vicini. “Il nostro Paese confina con 6 delle nazioni più fragili dell’Africa
(Ciad, Camerun, Congo Brazzaville, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan e Sudan,
ndr.): esiste un rischio reale di destabilizzare tutta l’Africa centrale” conclude
l’arcivescovo. (R.P.)