Assemblea Coldiretti. Papa Francesco: "Lo sviluppo del mondo rurale sia ispirato ai
valori del Vangelo"
Assemblea nazionale ieri a Roma della Coldiretti alla presenza di 15 mila agricoltori
e di diversi ministri. Ai partecipanti è giunta la benedizione di Papa Francesco che,
in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, ha augurato
che l’importante incontro “serva a mettere in luce come la promozione economica ed
il vero sviluppo del mondo rurale debbano essere ispirati ai grandi valori spirituali
e morali del Vangelo, trasmessi dal costante insegnamento sociale della Chiesa'' e
ha ricordato che “quando l’ecologia umana è rispettata dentro la società anche l’ecologia
ambientale ne trae beneficio”. Apprezzamento per le capacità di ripresa testimoniate
dal mondo dell'agricoltura , pur in mezzo all’attuale crisi, è stato espresso dal
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che nel suo indirizzo di saluto ha
raccomandato che „il miglioramento dell'efficienza produttiva“ sia sempre coniugato
con la promozione "di uno sviluppo equilibrato e sostenibile”. Sullo stato di salute
dell’agricoltura italiana, Adriana Masotti ha sentito Lorenzo Bazzana, responsabile
economico della Coldiretti:
R. – Diciamo
che l’agricoltura e l’agroalimentare stanno dando dei segnali positivi. Se guardiamo
la bilancia dei pagamenti -continuando questo trend che si è concretizzato
nei primi mesi - vediamo che dal punto di vista delle esportazioni nel 2013 dovremmo
arrivare a superare 34 miliardi di euro di esportazioni. Vediamo che l’agricoltura
è uno dei settori che ancora offre occupazione; che ci sono dei dati positivi rispetto
al fatto che i giovani stanno riguardando, ancora una volta, alla campagna lasciando
magari lavori che sono ritenuti più qualificanti. Quindi possiamo dire che l’agricoltura
e l’agroalimentare sono in un momento positivo. E’ chiaro, però, che questo momento
positivo si deve riuscire a concretizzare con una crescita della nostre imprese e
una redditività che possa, appunto, opporsi a quella che è comunque la crisi economica
galoppante che colpisce un po’ tutte le categorie.
D. – Appunto, va bene l’export,
ma c’è la crisi interna di consumo. Su questo che cosa pensano di poter fare gli agricoltori?
R.
– Noi pensiamo anzitutto di aver proposto e di continuare a proporre delle filiere
virtuose, ovvero delle filiere in cui ci possa essere una giusta remunerazione per
il produttore e dei prodotti al dettaglio che abbiano un prezzo compatibile con le
tasche del consumatore. Quindi il fatto di mettere in pista delle filiere con la vendita
diretta, con i mercati di Campagna Amica, con accordi fatti con i soggetti della distribuzione
è sicuramente una strada che ci può consentire di vincere anche la crisi in Italia.
D.
– A fronte di questo ci sono alcune difficoltà su cui anche oggi voi discuterete:
ad esempio il fatto che molti marchi storici dell’agroalimentare italiano siano stati
acquistati da imprenditori stranieri…
R. – Diciamo che questa è sicuramente
una cosa da tenere sottocchio. Per certi versi non è neanche detto che debba per forza
essere negativo, nel senso che abbiamo alcuni esempi di multinazionali straniere che
hanno acquisito marchi italiani, ma che poi gli hanno declinati rimanendo legati al
territorio, utilizzando appunto le materie prime e i prodotti della nostra agricoltura.
In sostanza, quindi, li hanno anche valorizzati: vengono in Italia ad acquisire questi
marchi, perché l’immagine e la qualità del “Made in Italy” sono riconosciute in tutto
il mondo. In altri casi, invece, l’acquisizione di questi marchi ha portato poi alla
delocalizzazione, a licenziamenti e al depauperamento di quello che è il nostro tessuto
territoriale.