India: i dalit cristiani minacciano di non votare per i partiti che non li difendono
Alle elezioni legislative del 2014 in India, i Dalit cristiani non voteranno per quei
partiti, compreso il Partito del Congresso al potere, che non si sono impegnati concretamente
per l’abolizione delle leggi che continuano a discriminarli. Lo annuncia un comunicato
diffuso dal Consiglio nazionale delle Chiese in India (Ncci) al termine di una riunione
a New Delhi di un centinaio di leader Dalit cristiani convocati per decidere quale
linea assumere nei confronti dei partiti in corsa per l’elezione del nuovo Parlamento
federale. Da decenni essi chiedono, con il sostegno della Chiesa, pari opportunità
d’istruzione e di accesso ai servizi sociali essenziali. In base a un decreto del
1950, i Dalit convertiti al cristianesimo e all’islam continuano infatti ad essere
esclusi dal sistema delle quote riservate e da altri benefici previsti dalla legge
per le sotto-caste, le classi svantaggiate e le popolazioni tribali. Diritti di cui
invece godono adesso, oltre ai Dalit indù, quelli convertiti al buddismo e alla religione
sikh. Nonostante gli impegni assunti dal Governo di coalizione guidato dal Partito
al Congresso nulla è stato fatto per abolire tali discriminazioni. Un rapporto pubblicato
nel 2007 da una commissione insediata dall’esecutivo che ha riconosciuto le ragioni
dei Dalit cristiani giace in Parlamento dal 2009 e attende di essere ancora esaminato.
Secondo i dati della Chiesa indiana il 60% dei 25 milioni di cristiani del Paese provengono
dalle caste Dalit. (L.Z.)