Golpe militare in Egitto. Deposto il presidente Morsi
Tensione altissima in Egitto dopo il golpe militare e dopo lo scadere dell’ultimatum
delle forze armate al presidente Morsi, che è stato messo agli arresti domiciliari
nella sede della guardia repubblicana al Cairo. Poco prima un comunicato della presidenza
ribadiva il "no" alla violazione della legittimità, apriva invece ad un governo di
coalizione nazionale. E mentre milioni di persone sono di nuovo in piazza, si segnalano
nuovi scontri intorno all'Università. Sale intanto il bilancio delle violenze delle
ultime ore: 18 i morti, 620 i feriti. Cecilia Seppia Allo
scadere dell’ultimatum di 48 ore nessun comunicato ufficiale dalle Forze armate, come
si pensava, ma direttamente la proclamazione dell’inizio del golpe militare da parte
del consigliere della Sicurezza nazionale. Il presidente Morsi si troverebbe agli
arresti domiciliari, con il divieto di espatrio, esteso anche ad alcuni membri della
Fratellanza, ma avrebbe invitato i suoi sostenitori a non usare la violenza. Poco
prima un comunicato della presidenza ribadiva la volontà del capo di Stato di non
lasciare il potere, il no alla violazione della legittimità, apriva invece ad un governo
di coalizione nazionale. Intanto al Cairo e in altre città, milioni di persone hanno
invaso le piazze, presidiate dalle forze dell’ordine e alcuni disordini e scontri
si registrano già nei pressi dell’Università della capitale, mentre i blindati dell’esercito
sono schierati davanti al palazzo presidenziale. Nel pomeriggio i carri armati erano
già posizionati intorno alla sede della tv pubblica e lo staff era stato evacuato,
in forma preventiva. Prima del golpe anche l’incontro, disertato dai Fratelli Mussulmani,
tra il ministro della Difesa el Sisi e gli esponenti dell’opposizione el Baradei e
Badr per trovare intese sulla road map messa appunto dall’esercito. E mentre fremono
i contatti tra la Difesa egiziana e il Pentagono, da Washington arriva un nuovo appello
alla calma e a risolvere la crisi con mezzi politici.
Dunque una situazione
incandescente su cui pesa l’incertezza del domani, come racconta Giuseppe Acconcia,
giornalista ed esperto di questioni egiziane, raggiunto telefonicamente al Cairo da
Cecilia Seppia