2013-07-03 18:31:11

Golpe militare in Egitto. Deposto il presidente Morsi


Tensione altissima in Egitto dopo il golpe militare e dopo lo scadere dell’ultimatum delle forze armate al presidente Morsi, che è stato messo agli arresti domiciliari nella sede della guardia repubblicana al Cairo. Poco prima un comunicato della presidenza ribadiva il "no" alla violazione della legittimità, apriva invece ad un governo di coalizione nazionale. E mentre milioni di persone sono di nuovo in piazza, si segnalano nuovi scontri intorno all'Università. Sale intanto il bilancio delle violenze delle ultime ore: 18 i morti, 620 i feriti. Cecilia Seppia RealAudioMP3
Allo scadere dell’ultimatum di 48 ore nessun comunicato ufficiale dalle Forze armate, come si pensava, ma direttamente la proclamazione dell’inizio del golpe militare da parte del consigliere della Sicurezza nazionale. Il presidente Morsi si troverebbe agli arresti domiciliari, con il divieto di espatrio, esteso anche ad alcuni membri della Fratellanza, ma avrebbe invitato i suoi sostenitori a non usare la violenza. Poco prima un comunicato della presidenza ribadiva la volontà del capo di Stato di non lasciare il potere, il no alla violazione della legittimità, apriva invece ad un governo di coalizione nazionale. Intanto al Cairo e in altre città, milioni di persone hanno invaso le piazze, presidiate dalle forze dell’ordine e alcuni disordini e scontri si registrano già nei pressi dell’Università della capitale, mentre i blindati dell’esercito sono schierati davanti al palazzo presidenziale. Nel pomeriggio i carri armati erano già posizionati intorno alla sede della tv pubblica e lo staff era stato evacuato, in forma preventiva. Prima del golpe anche l’incontro, disertato dai Fratelli Mussulmani, tra il ministro della Difesa el Sisi e gli esponenti dell’opposizione el Baradei e Badr per trovare intese sulla road map messa appunto dall’esercito. E mentre fremono i contatti tra la Difesa egiziana e il Pentagono, da Washington arriva un nuovo appello alla calma e a risolvere la crisi con mezzi politici.

Dunque una situazione incandescente su cui pesa l’incertezza del domani, come racconta Giuseppe Acconcia, giornalista ed esperto di questioni egiziane, raggiunto telefonicamente al Cairo da Cecilia Seppia RealAudioMP3








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