Farmindustria: la vita si allunga grazie a nuovi farmaci, corretti stili di vita e
progressi della medicina
Dal 1951 ricerca, nuovi farmaci, corretti stili di vita e progressi della medicina
hanno contribuito ad aumentare l’aspettativa di vita di 3 mesi ogni anno. Sei ore
al giorno, quindici secondi al minuto. Un risultato importantissimo diffuso durante
l’assemblea pubblica di Farmindustria, svoltasi a Roma. Un’occasione per fare il punto
sulle sfide e sulle difficoltà che vive oggi il comparte farmaceutico. Salvatore
Sabatino ha intervistato il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi:
R. - Questo
è un risultato importantissimo. Noi vogliamo far accrescere la consapevolezza del
fatto che la nostra industria, insieme a tutto quello che lei ha detto, può rappresentare
qualche cosa di importante per la vita e per il tempo alla vita. Questo è un qualcosa
che spesso si trascura. Il nostro è un sistema di salute, il nostro è un sistema che
regala vita, che regala impiego, che regala valore al Paese, non solo in termini di
valore salute ma anche in termini di valore industriale.
D. – Di qui l’importanza
di sostenere la ricerca, che significa quindi allungare e migliorare soprattutto la
vita. Quanto la crisi economica in atto ha influito sulla ricerca?
R. – La
crisi economica ha influito in maniera notevole sulla ricerca perché, sopratutto nel
nostro settore che è stato preso di mira in maniera puntuale e chirurgica dalle manovre,
non ha reso disponibili le risorse per poter essere investite in maniera profonda,
proficua, nel nostro Paese come in passato. Questo è davvero un peccato. Già oggi
assistiamo al fatto che gli investimenti si stanno spostando verso i Paesi emergenti
e quando si decide dove investire si valutano anche le condizioni in cui un settore
opera nel Paese di origine, quindi per noi è importante che ci sia un patto si stabilità,
dare un minimo di certezze, di regole, perché in questo modo noi potremmo far partire
le leve della ricerca.
D. – Quali sono le future sfide dell’industria farmaceutica,
non solo in Italia?
R. – Le sfide sono importanti. Intanto perché ci sono tante
malattie che non possono essere curate. Il nostro impegno è fortissimo per andare
in questa direzione. Purtroppo è così, molte che non erano curabili in passato, oggi
sono diventate malattie acute o possono essere curate, per altre c’è ancora molto
da fare. Questa deve essere la prima sfida che noi portiamo avanti con determinazione
per l’interesse della salute del paziente. La seconda sfida è una sfida nostra, interna,
di affermare il nostro valore industriale. Lo dobbiamo ai nostri lavoratori, alle
nostre imprese, alle famiglie che dipendono dai nostri 65 mila addetti che con l’indotto
arrivano a 130 mila.