2013-07-03 15:20:08

Egitto: attesa per la scadenza dell'ultimatum dei militari a Morsi


L’Egitto di fronte ad una svolta. Le forze armate diffonderanno oggi un comunicato, allo scadere dell'ultimatum lanciato al presidente Morsi. Solo ieri il capo dello Stato in tv aveva ribadito la sua volontà di non cedere ma alcune voci dicono che oggi sarebbe pronto a lasciare. I militari avrebbero anche pensato ad una sorta di “road map” con una transizione di alcuni mesi per riscrivere la Costituzione sotto la guida di un governo di tecnici, presieduto da un generale. Intanto, i carri armati hanno circondato al sede della Tv di Stato. Ma quali sono le mosse che effettivamente potrebbe fare Morsi? Benedetta Capelli lo ha chiesto al prof. Alberto Ventura, docente di Storia dei Paesi islamici dell’università della Calabria:RealAudioMP3

R. – Solo Morsi può valutare esattamente quale sia l’appoggio politico del quale dispone. Le dimissioni di parecchi suoi ministri, il fatto che il premier abbia rimesso il mandato nelle sue mani, la forza dei militari che, nonostante Morsi li abbia contrastati da quando è diventato presidente, rimane fortissima in Egitto, fanno sì che la sua situazione al momento sembri particolarmente fragile. Tutto lascerebbe supporre che possa optare per le dimissioni però non potrei escludere anche qualche soluzione differente: cioè, che alla fine si arrivi a una sorta di compromesso, che la volontà di pacificare la situazione possa far ragionare un po’ più tutti e si arrivi a una soluzione intermedia, magari con qualche rimpasto, con qualche promessa. La “road map” della quale i militari si farebbero garanti per uscire dalla crisi e per soddisfare le esigenze popolari non mi sembra molto definita, a dire il vero sembra più un ultimatum basato su un pretesto che non su un progetto già pronto che potrebbe portare all’uscita della crisi.

D. – Quindi lei non esclude nemmeno che ci possa essere una trattativa Fratellanza musulmana e militari?

R. – Ci potrebbe essere. La Fratellanza musulmana è una galassia molto ampia. Non è un movimento estremamente compatto, quindi al suo interno ci sono varie correnti. Ci potrebbe essere questa possibile soluzione. D’altronde la crisi completa, le dimissioni di Morsi, di tutto il governo, sostanzialmente, secondo me porterebbero a qualcosa di ancora più problematico. In questo momento sono in piazza gli oppositori della Fratellanza musulmana però la Fratellanza musulmana gode anche di molti sostenitori. Una così brutale fine di un governo in seguito a un dictat militare potrebbe portare in piazza gli altri, cioè i sostenitori dei Fratelli musulmani, e creare le premesse per uno scontro civile piuttosto forte in Egitto. Questa è una valutazione che bisognerebbe fare.

D. - Morsi ha ammesso degli errori, ma come mai non è riuscito a interpretare quello spirito di piazza, lo spirito della primavera araba?

D. - Era chiaro che la protesta di piazza era nata completamente al di fuori da quelli che sono i paradigmi e i punti di riferimento della Fratellanza musulmana. Era stata una rivolta di tipo assolutamente civile che invocava dignità, libertà, democrazia, nel prosieguo della quale, dopo il successo che la rivoluzione aveva ottenuto e l’abbattimento del regime, si era avvantaggiata una compagine come quella dei Fratelli musulmani, che in realtà era stata spettatrice, non attrice. Secondo me era prevedibilissimo proprio perché un movimento così ampio dal punto di vista popolare, quale era stato quello della rivoluzione recente, non avrebbe ceduto così facilmente alla ripresentazione di vecchie logiche di potere. Prima o poi sarebbe potuto succedere. Secondo me quello che sta succedendo oggi era prevedibile. Ciò che non è prevedibile in questo momento è il seguito degli avvenimenti odierni e cioè quanto e come le forze che sono vicine alla Fratellanza musulmana possano poi reagire a una interruzione così brusca dell’esperienza di governo dei Fratelli musulmani.

D. – Quanta influenza può avere secondo lei quanto sta succedendo in Egitto proprio in alcuni scenari, in alcuni Paesi come Tunisia e Marocco che sono guidati da partiti filo-islamici?

R. – Certo, sappiamo che l’emulazione è un fatto possibile. C’è da dire che le cosiddette primavere arabe pur essendo scoppiate un po’ a catena, l’una dietro l’altra, in effetti, hanno avuto specificità ed esiti molto diversi a seconda del contesto regionale nel quale si trovavano. Direi che ancora prevale il contesto locale.

D. – Però quello che sembra è che la Fratellanza musulmana sia arrivata impreparata politicamente al governo…

R. – Dopo le rivoluzioni ha sostanzialmente approfittato del fatto di avere una rete, una presenza sul territorio, cosa che i rivoluzionari non avevano…Quando i nodi arrivano però al pettine e si vede che una politica comincia a dare fastidio, quella che era stata la spinta forte della rivoluzione viene disattesa da una politica che sul fronte delle richieste principali - libertà, democrazia - non ha dato risposte immediate che il popolo richiedeva, ecco che si può non più votare la Fratellanza musulmana! Il consenso che era stato ricevuto in sede elettorale viene quindi vagliato più criticamente e può cadere anche da un momento all’altro. Il mondo islamico ci ha abituato molto spesso a questi repentini cambi di consenso popolare.







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