Decreto carceri, un primo passo per cambiare una situazione illegale
"Sicuramente un
primo passo per diminuire il sovraffollamento e sostituire la pena detentiva con altri
tipi di pene che si scontano sul territorio. Ma l'aministia sarebbe oggi un vero atto
di giustizia per i carcerati italiani, costretti a vivere in una situazione di illegalità
che, per loro, costituisce una vera e propria seconda pena". Lo afferma don
Virgilio Balducchi, Ispettore generale dei cappellani delle carceri, commentando
il decreto approvato nelle scorse settimane dal Consiglio dei ministri. "Speriamo
che questo primo passo - continua don Virgilio - porti anche a un cammino culturale
per cui il carcere venga considerato l'ultima risorsa possibile per scontare la pena.
E si incrementino dunque le misure alternative, di riparazione sociale, i lavori socialmente
utili e la riconciliazione con le vittime". "Non si tratta assolutamente di un
provvedimento svuota-carceri", spiega ancora il sacerdote. "In iogni caso resta sempre,
infatti, al magistrato di competenza la valutazione della situazione. Quindi non ci
saranno grandi flussi di uscita immediata. Ci saranno, pian piano, carcerati che potranno
svolgere lavori socialmente utili e che potrano scontare la propria pena sul territorio.
L'allarme effettivo non c'è e chi ne parla, probabilmente, lo fa per arrivare ad altri
scopi". Di un decreto "buone nelle intenzioni", parla anche Maria Falcone,
docente di scuola carceraria alla Casa di reclusione di Rebibba a Roma. "E'
benvenuto qualsiasi intervento che abbia un impatto positivo sul sovraffollamento,
portando benessere alla società, perché da un decennio la situazione carceraria è
drammatica". Maria Falcone, che ha appena pubblicato per Infinito Edizioni
il volume "Carceri, lo spazio è finito", spiega: "Bisogna iniziare a pensare
a provvedimenti che creino educazione, benessere e positività nelle carceri italiane,
perché tutto ciò ha ricadute su tutta la società. Prima o poi, infatti, il detenuto
esce di prigione e ha un impatto con la comunità. E in quel momento è bene che sia
stato formato, rieducato,che abbia appreso nuovi modelli positivi". "Non possiamo
permettere - conclude la Falcone - che i detenuti vivano in una situazione illegale
come quella attuale. Non possiamo permettercelo come Stato e come comunità". "Quando
Papa Francesco ci invita ad andare verso le 'periferie esistenziali', - conclude don
Balducchi - ci spinge sicuramente a visitare i carcerati. Ma anche i detenuti agli
arresti domiciliari, le famiglie dei carcerati e le vittime di reato. Quindi la periferia
è molto ampia per tutta la comunità cristiana". (A cura di Fabio Colagrande)