2013-07-02 13:37:15

Il parroco di Lampedusa: "Ho sentito il cuore di Francesco vicino alla nostra comunità"


Don Stefano Nastasi, parroco di S. Gerlando a Lampedusa
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Non mi aspettavo che Papa Francesco accettasse subito il mio invito. Speravo che la cosa venisse presa in considerazione, ma non così presto. Mai avrei immaginato che il primo viaggio del Papa fuori dalla diocesi di Roma fosse proprio a Lampedusa. All'inizio sono rimasto incredulo, ma poi ho sentito molto vicino il cuore del Papa. E' stata la prima ma impressione che ho avuto, appena ho appreso la sua decisione. Ho sentito che il cuore di Francesco era molto vicino alla nostra comunità.
In una lettera che avevo inviato al Pontefice subito dopo la sua elezione, nel marzo scorso, lo avevo invitato qui e gli avevo raccontato quello che la nostra comunità ha vissuto negli ultimi anni, da quando si sono intensificati gli sbarchi di migranti. Avevo anche immaginato che le lacrime di commozione del Papa, al momento della sua elezione, si potessero mescolare con le lacrime di dolore di ogni uomo e donna, compresi quelli che transitano per la nostra isola in cerca di speranza. Avevo anche immaginato che Papa Bergoglio, essendo figlio di migranti, avrebbe compreso profondamente le problematiche legate all'immigrazione.
I miei parrocchiani, appena hanno avuto la notizia, erano increduli. Qualcuno mi ha confessato che gli tremano le gambe! Ma io li ho tranquillizzati. Abbiamo pochi giorni per preparaci, ma anche noi vogliamo che tutto avvenga in modo sobrio, com'è nello stile di questa comunità e com'è, presumo, nello stile del Papa. Saranno giornate vissute in semplicità, ma anche nella consapevolezza che sarà un'occasione storica, unica, per lasciarci provocare dalla Parola di Dio, per ridare forza, sia a noi che agli altri.E' chiaro che c'è molta emozione, commozione. Ma c'è anche molto senso di responsabilità. Fino ad ora noi abbiamo raccontato la nostra sofferenza, il nostro impegno per accogliere i migranti e abbiamo, a volte, alzato la voce nei confronti dell'Europa. Sappiamo infatti di essere l'ultimo lembo meridionale del vecchio continente, ma anche la sua porta d'ingresso dal Sud. Ora invece dobbiamo metterci in ascolto del Successore di Pietro che ci suggerirà la linea da seguire, a partire dalla Parola di Dio.
La visita del Papa - come ha spiegato la Sala stampa vaticana - si svolgerà nella forma più discreta possibile per manifestare una vicinanza che è intimità del cuore. Senza manifestazioni esterne esagerate e senza dare spazio a ciò che può allontanarci dalle fatiche e dalle sofferenze che vengono vissute su questo territorio. Penso che la visita a Lampedusa vada letta a partire dalle parole pronunciate da Papa Francesco durante la Settimana Santa, quando ci ha invitato ad andare verso le periferie, geografiche ma anche esistenziali. In quelle parole ho riletto la nostra storia,perché noi siamo. è vero, una periferia geografica, ma, allo stesso tempo, sperimentiamo l'incontro con le periferie esistenziali. E il Papa ci ha detto più volte che è proprio dalle periferie che possiamo guardare meglio al centro, per leggere il cuore dell'uomo. Parole che ci sembra di comprendere in modo particolare.
Il Papa viene anche a incoraggiare gli abitanti di Lampedusa che hanno bisogno di essere confermati nella logica della carità e dell'accoglienza spicciola, spontanea, quotidiana. Un'accoglienza, forse poco organizzata, ma dettata dal cuore. Ma credo che Francesco, parlando a noi, parlerà a tutta la Chiesa, per dire che credere alla carità, credere all'amore è ancora possibile. In molti hanno perso questa fiducia. Bisogna però recuperare la consapevolezza che la carità e la condivisione possono moltiplicare quel poco che si ha o quel poco che si è, e farlo divenire comunione per tutti. (Intervista a cura di Fabio Colagrande)







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