Il parroco di Lampedusa: "Ho sentito il cuore di Francesco vicino alla nostra comunità"
Don Stefano Nastasi, parroco di S. Gerlando a Lampedusa Non mi aspettavo
che Papa Francesco accettasse subito il mio invito. Speravo che la cosa venisse presa
in considerazione, ma non così presto. Mai avrei immaginato che il primo viaggio del
Papa fuori dalla diocesi di Roma fosse proprio a Lampedusa. All'inizio sono rimasto
incredulo, ma poi ho sentito molto vicino il cuore del Papa. E' stata la prima ma
impressione che ho avuto, appena ho appreso la sua decisione. Ho sentito che il cuore
di Francesco era molto vicino alla nostra comunità. In una lettera che avevo
inviato al Pontefice subito dopo la sua elezione, nel marzo scorso, lo avevo invitato
qui e gli avevo raccontato quello che la nostra comunità ha vissuto negli ultimi anni,
da quando si sono intensificati gli sbarchi di migranti. Avevo anche immaginato
che le lacrime di commozione del Papa, al momento della sua elezione, si potessero
mescolare con le lacrime di dolore di ogni uomo e donna, compresi quelli che transitano
per la nostra isola in cerca di speranza. Avevo anche immaginato che Papa Bergoglio,
essendo figlio di migranti, avrebbe compreso profondamente le problematiche legate
all'immigrazione. I miei parrocchiani, appena hanno avuto la notizia, erano
increduli. Qualcuno mi ha confessato che gli tremano le gambe! Ma io li ho tranquillizzati.
Abbiamo pochi giorni per preparaci, ma anche noi vogliamo che tutto avvenga in modo
sobrio, com'è nello stile di questa comunità e com'è, presumo, nello stile del Papa.
Saranno giornate vissute in semplicità, ma anche nella consapevolezza che sarà un'occasione
storica, unica, per lasciarci provocare dalla Parola di Dio, per ridare forza, sia
a noi che agli altri.E' chiaro che c'è molta emozione, commozione. Ma c'è anche molto
senso di responsabilità. Fino ad ora noi abbiamo raccontato la nostra sofferenza,
il nostro impegno per accogliere i migranti e abbiamo, a volte, alzato la voce nei
confronti dell'Europa. Sappiamo infatti di essere l'ultimo lembo meridionale del vecchio
continente, ma anche la sua porta d'ingresso dal Sud. Ora invece dobbiamo metterci
in ascolto del Successore di Pietro che ci suggerirà la linea da seguire, a partire
dalla Parola di Dio. La visita del Papa - come ha spiegato la Sala stampa vaticana
- si svolgerà nella forma più discreta possibile per manifestare una vicinanza che
è intimità del cuore. Senza manifestazioni esterne esagerate e senza dare spazio a
ciò che può allontanarci dalle fatiche e dalle sofferenze che vengono vissute su questo
territorio. Penso che la visita a Lampedusa vada letta a partire dalle parole
pronunciate da Papa Francesco durante la Settimana Santa, quando ci ha invitato ad
andare verso le periferie, geografiche ma anche esistenziali. In quelle parole ho
riletto la nostra storia,perché noi siamo. è vero, una periferia geografica, ma, allo
stesso tempo, sperimentiamo l'incontro con le periferie esistenziali. E il Papa ci
ha detto più volte che è proprio dalle periferie che possiamo guardare meglio al centro,
per leggere il cuore dell'uomo. Parole che ci sembra di comprendere in modo particolare.
Il Papa viene anche a incoraggiare gli abitanti di Lampedusa che hanno bisogno
di essere confermati nella logica della carità e dell'accoglienza spicciola, spontanea,
quotidiana. Un'accoglienza, forse poco organizzata, ma dettata dal cuore. Ma credo
che Francesco, parlando a noi, parlerà a tutta la Chiesa, per dire che credere alla
carità, credere all'amore è ancora possibile. In molti hanno perso questa fiducia.
Bisogna però recuperare la consapevolezza che la carità e la condivisione possono
moltiplicare quel poco che si ha o quel poco che si è, e farlo divenire comunione
per tutti. (Intervista a cura di Fabio Colagrande)