Il Papa: fuggiamo dal peccato senza averne nostalgia, dobbiamo essere forti nella
debolezza
Il cristiano è chiamato ad essere coraggioso nella propria debolezza. E’ quanto sottolineato
da Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha affermato che, a volte,
dobbiamo riconoscere che siamo deboli e dunque dobbiamo fuggire senza nostalgia del
peccato, senza guardare indietro. Alla Messa, concelebrata dal cardinale Manuel Monteiro
de Castro e mons. Beniamino Stella, hanno preso parte un gruppo di sacerdoti e collaboratori
del Tribunale della Penitenzieria Apostolica e un gruppo della Pontificia Accademia
Ecclesiastica. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Agire con lentezza,
guardare indietro, avere paura e rivolgersi al Signore, alla grazia dello Spirito
Santo. Nella sua omelia, Papa Francesco ha preso spunto dalle Letture di oggi per
soffermarsi su quattro “atteggiamenti possibili nelle situazioni conflittuali, nelle
situazioni difficili”. Il primo atteggiamento è quello della “lentezza” di Lot. Egli,
ha osservato il Papa, era deciso a lasciare la città prima che fosse distrutta, ma
lo fa piano piano. L’angelo gli dice di fuggire, ma c’è in lui l’“incapacità del distacco
dal male, dal peccato”. Noi, ha aggiunto, vogliamo uscire, siamo decisi,” ma "c’è
qualcosa che ci tira indietro” e così Lot si mette a negoziare perfino con l’angelo:
“E’
tanto difficile tagliare con una situazione peccaminosa. E’ difficile! Anche in una
tentazione, è difficile! Ma la voce di Dio ci dice questa parola: ‘Fuggi! Tu non puoi
lottare lì, perché il fuoco, lo zolfo ti uccideranno. Fuggi!’. Santa Teresina del
Bambin Gesù ci insegnava che alcune volte, in alcune tentazioni, l’unica soluzione
è fuggire e non avere vergogna di fuggire; riconoscere che siamo deboli e dobbiamo
fuggire. E il nostro popolo nella sua semplice saggezza lo dice un po’ ironicamente:
‘Soldato che fugge, serve per un’altra guerra’. Fuggire per andare avanti nella strada
di Gesù”.
L’angelo, ha aggiunto, dice poi di “non guardare indietro”, di
fuggire e guardare avanti. Qui, ha detto, c’è un consiglio a vincere la nostalgia
del peccato. Pensiamo al Popolo di Dio nel deserto, ha sottolineato: “Aveva tutto,
le promesse, tutto”. Eppure, “c’era la nostalgia delle cipolle d’Egitto” e questa
“nostalgia faceva dimenticare loro che quelle cipolle le mangiavano sulla tavola della
schiavitù”. C’era la “nostalgia di ritornare, ritornare”. E il consiglio dell’angelo,
ha osservato il Papa, “è saggio: Non guardare indietro! Va avanti”. Non dobbiamo fare
come la moglie di Lot, dobbiamo “tagliare ogni nostalgia, perché c’è la tentazione
anche della curiosità”:
“Davanti al peccato, fuggire senza nostalgia. La
curiosità non serve, fa male! ‘Ma, in questo mondo tanto peccaminoso, come si può
fare? Ma come sarà questo peccato? Io vorrei conoscere...’. No, lascia! La curiosità
ti farà male! Fuggire e non guardare indietro! Siamo deboli, tutti, e dobbiamo difenderci.
La terza situazione è sulla barca: è la paura. Quando viene nel mare un grande sconvolgimento,
la barca era coperta dalle onde. ‘Salvaci, Signore, siamo perduti!’ Dicono loro. La
paura! Anche quella è una tentazione del demonio: avere paura di andare avanti sulla
strada del Signore”.
C’è la tentazione che dice che è “meglio rimanere
qui”, dove sono sicuro. “Ma questo – ha avvertito - è l’Egitto della schiavitù!”.
Ho “paura di andare avanti – ha ribadito il Papa - ho paura di dove mi porterà il
Signore”. La paura, però, “non è un buon consigliere”. Gesù, ha soggiunto, “tante
volte, l’ha detto: ‘Non abbiate paura!’. La paura non ci aiuta”. Il quarto atteggiamento,
ha poi sottolineato, “è la grazia dello Spirito Santo”. Quando Gesù fa tornare la
bonaccia sul mare agitato, i discepoli sulla barca sono pieni di stupore. “Sempre,
davanti al peccato, davanti alla nostalgia, davanti alla paura”, ha affermato, dobbiamo
rivolgerci al Signore:
“Guardare il Signore, contemplare il Signore. Questo
ci dà questo stupore, tanto bello, di un nuovo incontro con il Signore. ‘Signore,
io ho questa tentazione: voglio rimanere in questa situazione di peccato; Signore,
io ho la curiosità di conoscere come sono queste cose; Signore io ho paura’. E loro
hanno guardato il Signore: ‘Salvaci Signore, siamo perduti!’ Ed è venuto lo stupore
del nuovo incontro con Gesù. Non siamo ingenui né cristiani tiepidi, siamo valorosi,
coraggiosi. Siamo deboli noi, ma dobbiamo essere coraggiosi nella nostra debolezza.
E il nostro coraggio tante volte deve esprimersi in una fuga e non guardare indietro,
per non cadere nella cattiva nostalgia. Non avere paura e sempre guardare il Signore!”.