2013-07-02 13:39:33

Corruzione nell'Ue: costa 120 miliardi di euro l’anno


Il costo della corruzione nell'Ue raggiunge i 120 miliardi di euro l'anno, pari all'1% del Pil dell'Unione. E’ quanto emerge dal Rapporto dell'Europarlamento su criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio di denaro, in discussione in questi giorni in vista del voto previsto a ottobre in Plenaria. L’obiettivo è l’armonizzazione della legislazione vigente negli Stati membri. Si punta ad esempio ad un sistema bancario più trasparente, che permetta la tracciabilità dei flussi finanziari e l'accertamento di fenomeni criminosi. Il solo danno erariale per le truffe sull'Iva ammonta a 100 miliardi di euro annuo e quello delle frodi per le carte di credito a 1,5 miliardi. Fausta Speranza ha intervistato l’eurodeputato Salvatore Jacolino, relatore del Rapporto:RealAudioMP3

R. – La sfida europea nei confronti di crimine organizzato, corruzione e riciclaggio e tutti i reati transnazionali, impone la consapevolezza da parte dell’Unione Europea che questi sistemi criminali vanno combattuti attraverso una dimensione europea e internazionale. Per questo è importante una maggiore governance bancaria, con riferimento anche ai riciclaggi di denaro sporco. L’unione bancaria, sulla quale anche il Consiglio europeo ha dato indirizzi importanti nei giorni scorsi, può certamente tornare utile per un controllo effettivo dei flussi finanziari, perché siano effettivamente rintracciabili, perché vi sia un processo di condivisione delle informazioni per abolire, tra l’altro, il segreto bancario che è un’altra raccomandazione forte che noi abbiamo voluto.

D. – Quando si affronta il capitolo bancario-finanziario, ci sono tutti i problemi di mettere in comune delle politiche che invece gli Stati vorrebbero assumere in proprio; ma c’è anche la questione della criminalità ...

R. – E’ proprio così! Noi siamo partiti, in realtà, dall’avere disciplinato e previsto il reato di fattispecie associativa di stampo mafioso in tutta Europa. Noi vogliamo che tutti gli Stati membri prevedano nel loro ordinamento il 416 bis. Abbiamo inoltre ritenuto che una strategia reale di contrasto al crimine organizzato imponga una sfida unitaria anche nei confronti della corruzione transnazionale così come nei confronti di frode ed evasione fiscale. Teniamo conto che il valore economico annuale del riciclaggio ammonta a circa mille miliardi di euro, che corrisponde proprio a quella prospettiva finanziaria, a quel documento finanziario sul bilancio per i prossimi sette anni, negoziato e definito proprio nei giorni scorsi. Allora, per combattere le mafie e il crimine organizzato, occorre che tutti facciano un passo avanti, ed è questa opera di forte sensibilizzazione che noi abbiamo fatto nei confronti degli Stati membri, nei confronti della Commissione, nei confronti del Consiglio.

D. – Dunque, adesso che passi aspettarsi?

R. – Bè, certo, adesso siamo in una fase importante: la sua fase intermedia. Il passaggio ulteriore sarà quello di prevedere per esempio il reato di manipolazione sportiva: sappiamo che la corruzione vi è anche nello sport, la combined match fixing – l’alterazione delle partite – perché qualcuno ne tragga illecito vantaggio. Ecco: le scommesse illegali sono spesso in mano al crimine organizzato, così come il narcotraffico, così come il traffico di organi e molti altri reati. La sfide nei confronti dei sistemi criminali impone anche un riconoscimento, da parte di tutti gli Stati, che le mafie non sono soltanto in Sicilia o in Calabria o in Campania, ma sono in tutta Europa e nel resto del mondo.

D. – Una fetta dei guadagni della criminalità organizzata attualmente viene anche dal gioco d’azzardo …

R. – Certamente. Infatti, abbiamo previsto anche lì un maggiore controllo, abbiamo previsto anche lì una disciplina unitaria, abbiamo previsto altresì un controllo sulle licenze che ci sono in alcuni Stati membri nei quali, oltre ad essere essi stessi paradiso fiscale – un’altra questione che abbiamo affrontato con grande decisione – il gioco sia on-line che non on-line, è assolutamente posto in essere su un binario che va sicuramente contrastato.

D. – Quali sono i Paesi in cui il gioco d’azzardo è più facile?

R. – Malta, per esempio, ha dei controlli meno incisivi rispetto ad altre realtà; anche altri Paesi che sono entrati nel 2004 in Europa sono – come dire – caratterizzati da una disciplina non particolarmente stringente. Quello che manca in Europa è anche una disciplina fiscale equa ed omogenea, per cui gli squilibri territoriali determinano molto spesso che alcune vocazioni territoriali di alcuni territori non siano adeguatamente esaltate e valorizzate. Il crimine organizzato si infiltra, peraltro, dove c’è business: la violenza e l’intimidazione molto spesso sono collegate anche a realtà politiche e burocratiche importanti e per questo vanno fortemente sanzionate.







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