Corruzione nell'Ue: costa 120 miliardi di euro l’anno
Il costo della corruzione nell'Ue raggiunge i 120 miliardi di euro l'anno, pari all'1%
del Pil dell'Unione. E’ quanto emerge dal Rapporto dell'Europarlamento su criminalità
organizzata, corruzione e riciclaggio di denaro, in discussione in questi giorni in
vista del voto previsto a ottobre in Plenaria. L’obiettivo è l’armonizzazione della
legislazione vigente negli Stati membri. Si punta ad esempio ad un sistema bancario
più trasparente, che permetta la tracciabilità dei flussi finanziari e l'accertamento
di fenomeni criminosi. Il solo danno erariale per le truffe sull'Iva ammonta a 100
miliardi di euro annuo e quello delle frodi per le carte di credito a 1,5 miliardi.
Fausta Speranza ha intervistato l’eurodeputato Salvatore Jacolino, relatore
del Rapporto:
R. – La sfida
europea nei confronti di crimine organizzato, corruzione e riciclaggio e tutti i reati
transnazionali, impone la consapevolezza da parte dell’Unione Europea che questi sistemi
criminali vanno combattuti attraverso una dimensione europea e internazionale. Per
questo è importante una maggiore governance bancaria, con riferimento anche ai riciclaggi
di denaro sporco. L’unione bancaria, sulla quale anche il Consiglio europeo ha dato
indirizzi importanti nei giorni scorsi, può certamente tornare utile per un controllo
effettivo dei flussi finanziari, perché siano effettivamente rintracciabili, perché
vi sia un processo di condivisione delle informazioni per abolire, tra l’altro, il
segreto bancario che è un’altra raccomandazione forte che noi abbiamo voluto.
D.
– Quando si affronta il capitolo bancario-finanziario, ci sono tutti i problemi di
mettere in comune delle politiche che invece gli Stati vorrebbero assumere in proprio;
ma c’è anche la questione della criminalità ...
R. – E’ proprio così! Noi siamo
partiti, in realtà, dall’avere disciplinato e previsto il reato di fattispecie associativa
di stampo mafioso in tutta Europa. Noi vogliamo che tutti gli Stati membri prevedano
nel loro ordinamento il 416 bis. Abbiamo inoltre ritenuto che una strategia reale
di contrasto al crimine organizzato imponga una sfida unitaria anche nei confronti
della corruzione transnazionale così come nei confronti di frode ed evasione fiscale.
Teniamo conto che il valore economico annuale del riciclaggio ammonta a circa mille
miliardi di euro, che corrisponde proprio a quella prospettiva finanziaria, a quel
documento finanziario sul bilancio per i prossimi sette anni, negoziato e definito
proprio nei giorni scorsi. Allora, per combattere le mafie e il crimine organizzato,
occorre che tutti facciano un passo avanti, ed è questa opera di forte sensibilizzazione
che noi abbiamo fatto nei confronti degli Stati membri, nei confronti della Commissione,
nei confronti del Consiglio.
D. – Dunque, adesso che passi aspettarsi?
R.
– Bè, certo, adesso siamo in una fase importante: la sua fase intermedia. Il passaggio
ulteriore sarà quello di prevedere per esempio il reato di manipolazione sportiva:
sappiamo che la corruzione vi è anche nello sport, la combined match fixing
– l’alterazione delle partite – perché qualcuno ne tragga illecito vantaggio. Ecco:
le scommesse illegali sono spesso in mano al crimine organizzato, così come il narcotraffico,
così come il traffico di organi e molti altri reati. La sfide nei confronti dei sistemi
criminali impone anche un riconoscimento, da parte di tutti gli Stati, che le mafie
non sono soltanto in Sicilia o in Calabria o in Campania, ma sono in tutta Europa
e nel resto del mondo.
D. – Una fetta dei guadagni della criminalità organizzata
attualmente viene anche dal gioco d’azzardo …
R. – Certamente. Infatti, abbiamo
previsto anche lì un maggiore controllo, abbiamo previsto anche lì una disciplina
unitaria, abbiamo previsto altresì un controllo sulle licenze che ci sono in alcuni
Stati membri nei quali, oltre ad essere essi stessi paradiso fiscale – un’altra questione
che abbiamo affrontato con grande decisione – il gioco sia on-line che non on-line,
è assolutamente posto in essere su un binario che va sicuramente contrastato.
D.
– Quali sono i Paesi in cui il gioco d’azzardo è più facile?
R. – Malta, per
esempio, ha dei controlli meno incisivi rispetto ad altre realtà; anche altri Paesi
che sono entrati nel 2004 in Europa sono – come dire – caratterizzati da una disciplina
non particolarmente stringente. Quello che manca in Europa è anche una disciplina
fiscale equa ed omogenea, per cui gli squilibri territoriali determinano molto spesso
che alcune vocazioni territoriali di alcuni territori non siano adeguatamente esaltate
e valorizzate. Il crimine organizzato si infiltra, peraltro, dove c’è business:
la violenza e l’intimidazione molto spesso sono collegate anche a realtà politiche
e burocratiche importanti e per questo vanno fortemente sanzionate.