Papa Francesco, più collegialità e un ecumenismo che valorizzi le differenze
Tre pensieri sul
ministero petrino, guidati dal verbo "confermare", per spiegare i compiti del ministero
episcopale e in particolare di quello del Vescovo di Roma. E' stato questo il
tema dell'omelia pronunciata il 29 giugno scorso da Papa Francesco, celebrando nella
Festività dei Ss. Pietro e Paolo, nella Basilica Vaticana, una Messa durante la quale
ha imposto il pallio a 35 nuovi vescovi. In che cosa è chiamato a confermare il
Successore di Pietro? "Confermare nella fede": e cioè "confessare il Signore lasciandosi
istruire da Dio". "Confermare nell'amore": e cioè "consumarsi per amore di Cristo
e del suo Vangelo". E, infine, "confermare nell'unità": cioè "essere servitori dell'unità".
"Dobbiamo andare per questa strada della sinodalità - ha affermato Papa Francesco
alla presenza di una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli - crescere
in armonia con il servizio del primato". "Uniti nelle differenze - ha aggiunto - non
c'è un'altra strada cattolica per unirci". "Il Papa mette l'accento sulla dimensione
della sinodalità, cioè del camminare insieme", spiega il teologo Giannino Piana. "Questa
sottolineatura della corresponsabilità va gestita all'interno della Chiesa gerarchica,
nei rapporti tra il papato e l'episcopato, ma deve diventare uno stile di vita per
tutta la comunità cristiana". "Il rapporto tra il servizio petrino e le chiese locali
- aggiunge il teologo - è da tempo messo in discussione, soprattutto dopo il Vaticano
II che ha riproposto il tema della collegialità. Mi sembra che mettendo l'accento
sul servizio che la Chiesa di Roma deve offrire alla comunione tra le Chiese il Papa
sottolinei l'importanza di una gestione collegiale della Chiesa. La Chiesa di
Roma può realizzare questo scopo attraverso il discernimento della fede e la realizzazione
di un'azione caritativa che oggi, nell'era della globalizzazione, deve coinvolgere
tutto il mondo". "Anche l'insistenza del Papa su una comunione ecclesiale che non
significa uniformità e sulla ricerca di 'unità nelle differenze' è figlia del Concilio"
continua Giannino Piana. "Questa idea di unificazione che non significa omogeneità
appiattente, ma rispetto delle differenze storiche e geografiche, mi sembra sia anche
un invito a un nuovo stile di ecumenismo, caratterizzato dalla valorizzazione, appunto,
delle differenze. Pur mantenendo il ruolo centrale, unificatore, della Chiesa cattolica".
(A cura di Fabio Colagrande)