Onu: si può dimezzare il numero di affamati. La produzione alimentare può sfamare
il doppio della popolazione mondiale
L’Onu ritiene di poter raggiungere l’obiettivo di Sviluppo del Millennio di dimezzare
entro il 2015 il numero di persone che soffrono di fame nel mondo. La notizia è stata
diffusa da un rapporto reso noto ieri. Dagli anni ’90 ad oggi la percentuale di persone
denutrite è scesa infatti dal 23,2% al 14,9. E questo nonostante la crisi economica
globale. In proposito Debora Donnini ha sentito il prof. Vincenzo Buonomo,
capo ufficio della missione della Santa Sede presso la Fao:
R. - Già durante
la conferenza della Fao la scorsa settimana era emerso il fatto che 18 Paesi hanno
raggiunto ormai la sufficienza dal punto di vista alimentare, tanto che la metà della
popolazione che soffre la fame è in qualche modo libera da questo grande peso. Era
un dato significativo proprio in questo momento. Si aggiunga il fatto che altri 20
Paesi sarebbero sulla strada per poter arrivare allo stesso obiettivo e questo ancora
circa mille giorni prima della scadenza del 2015, che era previsto come scadenza ultima.
D.
- Da che cosa dipende questo?
R. - Di fatto emerge da una volontà politica
dei diversi Paesi che sono riusciti a dare piena attuazione ai rapporti della Fao,
delle Nazioni Unite, riguardanti l’aumento della produzione e l’aspetto della distribuzione,
che è l’aspetto maggiormente evidente quando ci sono situazioni di fame, cioè la mancata
possibilità delle popolazioni di accedere al mercato degli alimenti sia per un problema
di carattere strettamente economico sia per problemi derivanti da conflitti o da catastrofi
naturali.
D. - Secondo lei questo dimostra anche che l’aumento della popolazione
non è quel fenomeno allarmante che molti paventano, ma può addirittura portare sviluppo?
R.
- La questione è molto chiara dal punto di vista dei dati. Secondo i dati della Fao,
l’attuale produzione mondiale di alimenti è in grado di sfamare il doppio della popolazione
attuale. Quindi credo che questo sia un dato che va letto in tutta la sua complessità.
Aggiungiamo che circa un terzo della produzione è in qualche modo non utilizzata per
fini alimentari: o viene sprecata o utilizzata per altre finalità. Penso soltanto
alla questione della produzione di alcuni biocarburanti... Ritorna quindi il problema
dell’effettiva distribuzione e disponibilità. Aggiungiamo anche che nell’ultimo periodo
sta ritornando l’idea di investire in agricoltura perché è necessario che la produzione
mondiale mantenga un certo ritmo. Questo però va letto in un contesto più ampio che
vede invece una riduzione dell’assistenza pubblica allo sviluppo nell’ultimo periodo,
diminuita nell’ultimo anno quasi del 13% e questo significa che poche briciole vanno
agli investimenti nell’agricoltura.
D. - Quali sono i Paesi dove invece ancora
è veramente allarmante il numero di popolazione denutrita?
R. - Parliamo nel
mondo di 870 milioni di affamati e di circa due miliardi e mezzo di persone malnutrite.
In particolare le situazioni di crisi in questo momento sono nella zona dell’Africa
subsahariana e del Corno d’Africa. Ci sono poi situazioni endemiche anche in alcune
aree del Sudest asiatico, mentre c’è una ripresa dal punto di vista della disponibilità
di alimenti in alcune zone dell’Asia caucasica che invece fino a qualche tempo fa
avevano problemi di carenze alimentari. Certamente questo tocca soprattutto le fasce
più deboli delle popolazioni come bambini, donne e gruppi minoritari che molto spesso
sono esclusi dalla possibilità di ricevere aiuti o anche di poter disporre di alimenti.