Nigeria. “Un ritorno alla barbarie”: condanna dei vescovi contro le esecuzioni capitali
“Mentre stavamo per credere che la Nigeria era sul punto di unirsi al mondo civile
nel porre fine alla pena di morte, siamo rimasti scioccati di apprendere delle sciagurate
esecuzioni di 4 condannati a Benin City nello Stato di Edo” afferma una dichiarazione
inviata a Fides, firmata da mons. Ignatous Ayu Kaigama, presidente della Conferenza
episcopale della Nigeria. I vescovi criticano l’interruzione della moratoria sulle
condanne a morte che era in vigore in Nigeria dal 2006, dopo che il 24 giugno 4 persone
sono state giustiziate tramite impiccagione nella prigione di Benin City (nel sud
della Nigeria). Una quinta persona doveva essere invece giustiziata tramite fucilazione
ma la condanna è stata rimandata perché il carcere dove è detenuto non è attrezzato
per questo tipo di esecuzione. L’applicazione della pena di morte ha suscitato vive
proteste in tutto il mondo da parte delle organizzazioni di difesa dei diritti umani.
Le autorità rispondono alla critiche ricordando che la pena di morte è ancora contemplata
nella Costituzione nigeriana. “Usare la Costituzione per giustificare questo atto
è un’evidente caduta dalla modernità alla barbarie” afferma la dichiarazione dei vescovi.
“Rinnoviamo l’appello ad emendare la Costituzione per proibire ogni legge che lede
i diritti delle persone e in particolare il diritto alla vita”. Il documento ricorda
inoltre che la pena di morte non serve né al condannato a conformarsi alle norme della
società, né come deterrente per impedire l’attuazione di crimini violenti. “Pensiamo
che le azioni volte a riformare i criminali siano più utili alla società che non la
pena capitale” conclude la dichiarazione. (R.P.)