Ue a 28 membri: oggi l’ingresso della Croazia e la presidenza della Lituania
Da oggi, primo luglio, la presidenza di turno dell’Unione Europea è affidata alla
Lituania, Paese dell’Est europeo che, dopo un forte declino nel 2009, dal 2010 ha
ripreso a crescere e ora rappresenta una delle migliori economie dell'Ue. Inoltre,
con l’adesione a tutti gli effetti della Croazia, l’Unione Europea conta ora 28 Paesi
membri. Ieri a Zagabria nella centrale Piazza Bano Jelacic i festeggiamenti alla presenza
di decine di capi di Stato, premier e ministri. Fausta Speranza ha parlato dell’ingresso
della Croazia in Ue con padre Patrick H. Daly, segretario generale della Comece, la
Commissione degli episcopati della Comunità europea Della presidenza lituana e del
contributo della Croazia all'Ue, Fausta Speranza ha parlato con padre Patrick
H. Daly, segretario generale della Comece, la Commissione degli episcopati
della Comunità europea:
R. - La Lituania
diventa presidente dell'Unione Europea e in questi sei mesi anche la Conferenza episcopale
della Lituania sarà coinvolta in modo più stretto nel lavoro della Comece. Quest’anno,
l’arcivescovo di Vilnius ha pronunciato l’omelia alla Messa per l’Europa che è stata
celebrata dall’arcivescovo di Bruxelles. Speriamo di ricevere in visita a Bruxelles
i diversi vescovi della Lituania, per conoscere meglio il mondo dell’Unione Europea
a livello politico, sociale e anche questa presenza ecclesiale.
D. - Che cosa
la Lituania può dare come contributo specifico nell’equilibrio europeo?
R.
- È un Paese che nel passato recente ha vissuto un’esperienza difficile e che sperimenta
da venti anni l’indipendenza nonché l’enorme influenza dell’Occidente. Per quanto
riguarda l’apertura del mercato, sono tanti i cittadini lituani che vanno a lavorare
all’estero. Il problema della migrazione, il grande cambiamento culturale nato da
questa esperienza di guardare all’Ovest piuttosto che all’Est, come accadeva nei tempi
passati, ha portato a quella che gli inglesi chiamano U-turn, un cambiamento
di 180 gradi anche per quanto riguarda l’orientamento politico.
D. - Guardiamo
all'area balcanica. A questo punto la Croazia fa parte a tutti gli effetti dell’Unione
Europea. Quale può essere lo specifico della Croazia in Europa?
R. - La Croazia
è un Paese in più, un Paese che tanti europei conoscono bene come piacevole destinazione
turistica. Ma sanno anche che il popolo di questo Paese esce da una sofferenza enorme.
Questo è un momento di riconoscimento di un popolo nuovo che accogliamo nella nostra
grande famiglia. La Croazia ci porta il sole e, speriamo, l’entusiasmo di diventare
membri. Questo riconoscimento molto importante da parte della grande famiglia al nuovo
membro aumenta un po’ l’autostima del Paese, e noi speriamo che questa esperienza
- anche se il Paese entra nell'Unione europea in un momento di crisi - sarà per i
nuovi cittadini della Croazia un’esperienza positiva.
D. - La Croazia ci ricorda
purtroppo la guerra terribile nei Balcani, così recente e così vicina, proprio alle
porte del cuore dell’Europa. Adesso l’ingresso a pieno regime nell’Unione Europea
può significare davvero una fase di risanamento, di riconciliazione per quest'area?
R.
- Speriamo, perché ci sono altri Paesi dei Balcani che si trovano diciamo “in sala
d’attesa”, anche se i tempi di attesa sono più lunghi. La Serbia ha già iniziato il
processo per entrare nell’Unione cosciente del fatto che i tempi saranno piuttosto
lunghi. L’entrata della Croazia può dare speranza ad altri candidati, ma non dobbiamo
dimenticare che l’Unione Europea stessa è in una crisi economica, che ha dei grandi
effetti a livello sociale. Forse dobbiamo rallentare un po’ questo processo di incorporazione
di nuovi membri. Ma io non sono un politico, per quanto mi riguarda vivo nella speranza
di un’Europa migliore.