In Guatemala conflitti per l'estrazione di risorse. Appello alla calma dalla Chiesa
Dopo 36 anni di guerra fratricida, il Guatemala si trova ora ad affrontare una lunga
serie di conflitti a causa dell'estrazione di risorse naturali. Dopo gli scontri,
gli ultimi di una lunga serie tra polizia e oppositori del progetto minerario assegnato
ad una società canadese, l'appello a mantenere la calma è arrivato dalla Chiesa locale.
Si parla di un conflitto sociale e di interessi di grosse compagnie minerarie a scapito
della popolazione. Al microfono di Luca Collodi, la testimonianza del missionario
guanelliano, Juan Manuel Arija Garcia:
R. – Sì: la
gente ha bisogno di trovare fonti di lavoro, evidentemente, e la questione mineraria
è una delle possibilità che si sta offrendo non soltanto in Guatemala, ma in tanti
Paesi dell’America Latina. Però, per il modo in cui si sta procedendo, si creano tantissimi
conflitti sociali e tantissimi problemi ecologici: perché quando si cerca di avere
un beneficio economico nel presente immediato, magari non si considera il rischio
che si sta correndo riguardo al futuro, per la gente che abita nei territori coinvolti.
D.
– Perché il progetto minerario sta diventando un problema, più che una opportunità
di crescita, in Guatemala?
R. – Queste imprese minerarie vengono in Paesi come
in Guatemala cercando la possibilità di aumentare il loro profitto personale come
impresa. Si accordano con il governo mentre la gente non è mai informata fino in fondo
sulle loro intenzioni, sui rischi che queste azioni comportano e sulle conseguenze
una volta che la miniera sia esaurita. Questo l’abbiamo già visto in altri Paesi:
in questo momento, in tutta l’America Latina sono in atto oltre 300 conflitti sociali,
e sono conflitti che hanno portato sangue, persone rapite, persone sfollate perché
minacciate … Quando si alza un po’ la voce per dire pacificamente che è bene rivedere
tutta la questione, complessivamente, allora i leader delle comunità vengono criminalizzati,
condannati, perseguitati e a volte uccisi.
D. – Queste società minerarie arrivano
in Guatemala, chiedono al governo terre importanti ma soprattutto hanno poi un impatto
molto forte anche sulle società locali, che hanno una tradizione rurale, appunto,
nelle zone delle miniere. Perché questo? Che cosa succede?
R. – Succede che
quando queste imprese vengono e comprano i terreni, sopravvalutano moltissimo il prezzo
della terra in modo che, una volta acquisita la terra, incominciano ad offrire posti
di lavoro dicendo che intendono proporre un progetto di sviluppo, e via dicendo. In
questo modo, se una persona ha guadagnato fino ad allora mille, loro le danno 4.000,
8.000, 9.000. E così, il desiderio di avere un buon lavoro e un buon stipendio mette
a rischio anche la pace sociale, quando gli ambientalisti, la Chiesa incominciano
a capire che dietro alle intenzioni dichiarate di offerte di lavoro ci sono rischi
e minacce reali per la contaminazione ambientale. Ad esempio l’acqua, che è un elemento
fondamentale per la vita dell’uomo, viene sciupata a livelli altissimi cosicché la
gente che vive nella valle si ritrova a breve con scarsità di acqua, i pozzi incominciano
ad asciugarsi; poi verrà la questione dei drenaggi acidi che avranno come conseguenza
che l’acqua a volte non sia più potabile. L’impresa non dirà mai che ci sono conseguenze
negative; non ti dirà mai che ci saranno conflitti a causa dell’inquinamento ambientale.
D.
– La Chiesa del Guatemala che cosa dice?
R. – La Chiesa si è espressa in tantissimi
modi. La Conferenza episcopale ha preso posizione, così la nunziatura apostolica.
La diocesi – o le diocesi – in cui queste miniere operano hanno preso posizione, denunciando
che quando il profitto personale entra in conflitto con il benessere comune non è
moralmente accettabile. Allora subito il governo e la miniera si mettono contro queste
persone che si stanno pronunciando, contro gli ambientalisti e anche contro la Chiesa:
abbiamo assistito alla criminalizzazione di molte persone. Ancora recentemente, il
capo della sicurezza della miniera ha ordinato di uccidere i manifestanti riuniti
all’esterno: hanno incominciato a sparare. Lo Stato ha decretato lo stato d’assedio
nella zona, ha riempito tutto di militari dicendo che volevano catturare i narcotrafficanti,
eccetera … Però, anche i mass media si stanno rendendo conto che questo non è vero,
che vogliono andare a caccia dei leader delle comunità che pacificamente hanno manifestato
contro questa impresa mineraria.