2013-06-29 14:11:09

Egitto: vigilia della manifestazione anti Morsi. L'appello alla calma della Chiesa copto ortodossa


“Dobbiamo pensare, discutere ed esprimere il nostro desiderio per il Paese senza violenza e spargimenti di sangue”. E’ l’appello lanciato oggi dal patriarca della Chiesa copto ortodossa d’Egitto Tawadros II alla vigilia della grande manifestazione convocata dall’opposizione ad un anno dall’insediamento del presidente Morsi. Il fronte antipresidenziale avrebbe già raccolto 22 mila firme per le sue dimissioni e per nuove elezioni. Favorevoli anche un gruppo di deputati del partito liberale che si sono dimessi dalla Camera Alta del parlamento egiziano. Intanto le violenze tra sostenitori ed antagonisti del capo dello Stato hanno provocato già 7 morti tra cui un cittadino americano. e oltre 600 feriti. Un’escalation che ha spinto gli Stati Uniti, a far evacuare parte dell’ambasciata Al Cairo, e il presidente Obama ad invocare un “dialogo costruttivo”, Anche la più importante istituzione religiosa del mondo sunnita, al Azhar, ha avvertito che gli incidenti fanno suonare il campanello d'allarme di una catastrofe. Cosa attendersi dunque dalla manifestazione di domani? Al microfono di Benedetta Capelli, il giornalista Paolo Gonzaga, esperto di questioni egiziane:RealAudioMP3

R. – Temo che domani ci saranno degli scontri e penso che incomincerà un lungo braccio di ferro. Il timore più grande, a mio avviso, è che poi ad un certo punto l’esercito decida di intervenire come ormai ha fatto capire che farebbe nel caso la situazione degenerasse, essendo rimasto comunque l’ultima istituzione in un Paese che ormai è in preda a convulsioni totali perché non c’è più un governo reale, c’è uno scontro tra gli stessi poteri … Lo stesso presidente Morsi è allo scontro con il potere giudiziario …

D. – L’esercito può essere il "terzo attore" nella lotta fra Fratellanza musulmana e "Tamarod"?

R. – Io penso di sì, perché ultimamente i segnali sono stati numerosi. Credo che l’esercito interverrà veramente solo all’ultimo momento, cioè solo nel momento in cui si rischiasse veramente il peggio.

D. – Secondo lei, il "Tamarod" ha la forza politica per imporsi come oppositore importante rispetto alla Fratellanza musulmana?

R. – Diciamo che i "Tamarod" hanno fatto le cose molto bene, sono molto organizzati; hanno fatto anche un piano coinvolgendo veramente un po’ tutte le opposizioni. Il "Tamarod" ha già presentato una sua road-map, facendosi forte proprio dell’esperienza della rivoluzione del 2011 in cui aveva fatto una serie di errori. Invece, adesso avrebbero una road-map che indicherebbe un primo ministro indipendente che farebbe un governo di tecnocrati il cui principale compito sarebbe di mettere a posto l’economia e adottare misure di politiche di giustizia sociale; e poi di formare – ecco, questa è la cosa importantissima – una nuova costituente per redigere una nuova Costituzione e avere elezioni presidenziali entro sei mesi, seguite poi da elezioni parlamentari supervisionate dai giudici e da osservatori internazionali, e quindi ripartire in questo modo.

D. – C’è consenso popolare intorno a loro? Perché le piazze sono piene, ma sono piene anche quelle della Fratellanza musulmana …

R. – Sì: bisogna dire che la situazione è cambiata molto a livello di supporto popolare rispetto ai Fratelli musulmani: i Fratelli musulmani hanno avuto sicuramente un’egemonia nell’opposizione a Mubarak e poi, subito dopo la rivoluzione, erano l’unico ente veramente forte; hanno avuto sicuramente un grandissimo supporto popolare che hanno anche tuttora, sia pure in parte. Purtroppo, Morsi ha perso molto con le politiche sbagliate che ha condotto. Abbiamo adesso nell’opposizione tante figure che appartenevano ai Fratelli musulmani, all’area più riformista, però i riformisti condannano pure i Fratelli musulmani per la svolta che hanno preso dicendo che non si tratta di una svolta coerente con la loro storia: la loro infatti è una svolta autoritaria. I Fratelli musulmani, infatti, sono diretti in questo momento da un gruppo di potere che non seguirebbe, in realtà, il vero spirito dei Fratelli musulmani, ma starebbe tendendo invece a idee un po’ più radicali. Sono molto, molto vicini ai salafiti, cosa che solitamente non fa parte della loro storia.

D. – Queste manifestazioni vengono convocate ad un anno dall’insediamento del presidente Morsi: che bilancio si può fare di questo primo anno che ha generato un grande malcontento?

R. – Morsi ha fatto molto bene nella prima parte, quando è riuscito a liberarsi dell’apparato militare più strettamente legato a Mubarak. Però ha fatto errori veramente molto, molto grossi. Poi soprattutto l’incapacità politica: avrebbe dovuto circondarsi di consiglieri politici seri; ha preso persone di cui lui ha fiducia ma che non hanno assolutamente nessuna competenza poi questo non avere accolto le istanze primarie della rivoluzione e quindi aver continuato con lo stesso sistema … Anche la firma con il Fondo monetario internazionale, la ricerca spasmodica di questo accordo, ha portato ad un certo tipo di politiche antipopolari che hanno chiaramente portato, poi, ad una maggiore polarizzazione ed anche ad un maggiore distacco sociale tra chi è più ricco e continua a diventare più ricco, e chi è più povero e invece nutriva aspettative dalla rivoluzione e che, dopo la rivoluzione, si è trovato ancora più povero.







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