Egitto: vigilia della manifestazione anti Morsi. L'appello alla calma della Chiesa
copto ortodossa
“Dobbiamo pensare, discutere ed esprimere il nostro desiderio per il Paese senza violenza
e spargimenti di sangue”. E’ l’appello lanciato oggi dal patriarca della Chiesa copto
ortodossa d’Egitto Tawadros II alla vigilia della grande manifestazione convocata
dall’opposizione ad un anno dall’insediamento del presidente Morsi. Il fronte antipresidenziale
avrebbe già raccolto 22 mila firme per le sue dimissioni e per nuove elezioni. Favorevoli
anche un gruppo di deputati del partito liberale che si sono dimessi dalla Camera
Alta del parlamento egiziano. Intanto le violenze tra sostenitori ed antagonisti del
capo dello Stato hanno provocato già 7 morti tra cui un cittadino americano. e oltre
600 feriti. Un’escalation che ha spinto gli Stati Uniti, a far evacuare parte dell’ambasciata
Al Cairo, e il presidente Obama ad invocare un “dialogo costruttivo”, Anche la più
importante istituzione religiosa del mondo sunnita, al Azhar, ha avvertito che gli
incidenti fanno suonare il campanello d'allarme di una catastrofe. Cosa attendersi
dunque dalla manifestazione di domani? Al microfono di Benedetta Capelli,
il giornalista Paolo Gonzaga, esperto di questioni egiziane:
R. – Temo che
domani ci saranno degli scontri e penso che incomincerà un lungo braccio di ferro.
Il timore più grande, a mio avviso, è che poi ad un certo punto l’esercito decida
di intervenire come ormai ha fatto capire che farebbe nel caso la situazione degenerasse,
essendo rimasto comunque l’ultima istituzione in un Paese che ormai è in preda a convulsioni
totali perché non c’è più un governo reale, c’è uno scontro tra gli stessi poteri
… Lo stesso presidente Morsi è allo scontro con il potere giudiziario …
D.
– L’esercito può essere il "terzo attore" nella lotta fra Fratellanza musulmana e
"Tamarod"?
R. – Io penso di sì, perché ultimamente i segnali sono stati numerosi.
Credo che l’esercito interverrà veramente solo all’ultimo momento, cioè solo nel momento
in cui si rischiasse veramente il peggio.
D. – Secondo lei, il "Tamarod" ha
la forza politica per imporsi come oppositore importante rispetto alla Fratellanza
musulmana?
R. – Diciamo che i "Tamarod" hanno fatto le cose molto bene, sono
molto organizzati; hanno fatto anche un piano coinvolgendo veramente un po’ tutte
le opposizioni. Il "Tamarod" ha già presentato una sua road-map, facendosi
forte proprio dell’esperienza della rivoluzione del 2011 in cui aveva fatto una serie
di errori. Invece, adesso avrebbero una road-map che indicherebbe un primo
ministro indipendente che farebbe un governo di tecnocrati il cui principale compito
sarebbe di mettere a posto l’economia e adottare misure di politiche di giustizia
sociale; e poi di formare – ecco, questa è la cosa importantissima – una nuova costituente
per redigere una nuova Costituzione e avere elezioni presidenziali entro sei mesi,
seguite poi da elezioni parlamentari supervisionate dai giudici e da osservatori internazionali,
e quindi ripartire in questo modo.
D. – C’è consenso popolare intorno a loro?
Perché le piazze sono piene, ma sono piene anche quelle della Fratellanza musulmana
…
R. – Sì: bisogna dire che la situazione è cambiata molto a livello di supporto
popolare rispetto ai Fratelli musulmani: i Fratelli musulmani hanno avuto sicuramente
un’egemonia nell’opposizione a Mubarak e poi, subito dopo la rivoluzione, erano l’unico
ente veramente forte; hanno avuto sicuramente un grandissimo supporto popolare che
hanno anche tuttora, sia pure in parte. Purtroppo, Morsi ha perso molto con le politiche
sbagliate che ha condotto. Abbiamo adesso nell’opposizione tante figure che appartenevano
ai Fratelli musulmani, all’area più riformista, però i riformisti condannano pure
i Fratelli musulmani per la svolta che hanno preso dicendo che non si tratta di una
svolta coerente con la loro storia: la loro infatti è una svolta autoritaria. I Fratelli
musulmani, infatti, sono diretti in questo momento da un gruppo di potere che non
seguirebbe, in realtà, il vero spirito dei Fratelli musulmani, ma starebbe tendendo
invece a idee un po’ più radicali. Sono molto, molto vicini ai salafiti, cosa che
solitamente non fa parte della loro storia.
D. – Queste manifestazioni vengono
convocate ad un anno dall’insediamento del presidente Morsi: che bilancio si può fare
di questo primo anno che ha generato un grande malcontento?
R. – Morsi ha fatto
molto bene nella prima parte, quando è riuscito a liberarsi dell’apparato militare
più strettamente legato a Mubarak. Però ha fatto errori veramente molto, molto grossi.
Poi soprattutto l’incapacità politica: avrebbe dovuto circondarsi di consiglieri politici
seri; ha preso persone di cui lui ha fiducia ma che non hanno assolutamente nessuna
competenza poi questo non avere accolto le istanze primarie della rivoluzione e quindi
aver continuato con lo stesso sistema … Anche la firma con il Fondo monetario internazionale,
la ricerca spasmodica di questo accordo, ha portato ad un certo tipo di politiche
antipopolari che hanno chiaramente portato, poi, ad una maggiore polarizzazione ed
anche ad un maggiore distacco sociale tra chi è più ricco e continua a diventare più
ricco, e chi è più povero e invece nutriva aspettative dalla rivoluzione e che, dopo
la rivoluzione, si è trovato ancora più povero.