Politica. Dove sono i cattolici impegnati nel sociale?
Gli spazi del laicato
cattolico in politica sembrano sempre meno influenti. Serve un'aggregazione dal
basso per una proposta che dopo una condivisione sociale possa tradursi in proposta
politica. Per l'economista Stefano Zamagni, membro della Pontificia Accademia
di Scienze Sociali, "la globalizzazione, che non è l'internazionalizzazione delle
relazioni economiche, ha cambiato il modello sociale di riferimento, con l'economia
non più soggetta a vincoli di natura nazionale". Ciò, per il politologo prof. Antonio
Maria Baggio, docente di Filosofia Politica all'Istituto universitario Sophia
di Loppiano (Fi) ,"ha inciso sulla cultura e quindi anche i cattolici si sono visti
sottrarre questa possibilità di presenza diretta nel sociale". "Al potere inteso come
influenza, prosegue l'economista Zamagni, tipico della cultura cattolica, la possibilità
cioè di indicare una direzione alla società rispetto ad alcuni valori e principi,
è subentrato il potere inteso come potenza, il potere di potere". Secondo il politologo
Baggio, cattolici con significative esperienze nel sociale ce ne sono, ma "forse,
non abbiamo sviluppato con decisione il progetto indicato dal Concilio Vaticano II
di andare, aprire, camminare, temi ripresi oggi da Papa Francesco". "Ci sono principi
identitari nella cultura cattolica che talvolta vengono semplicemente trasportati
in partiti politici senza successo". "Ma non è tutto così. Servono, concludono il
prof. Baggio e il prof. Zamagni, esperienze di aggregazione sociale dal basso, che
già esistono sul territorio, su cose e temi aggreganti, da tradurre, una volta condivisi
e vissuti, in proposta politica". (a cura di Luca Collodi)