2013-06-28 16:07:05

Il segretario di Stato Usa Kerry in Medio Oriente per rilanciare il processo di pace


Prosegue la visita del segretario di Stato americano, John Kerry, in Medio Oriente. Gli Stati Uniti tentano, così, di rilanciare il difficile processo di pace israelo-palestinese. Ieri sera, il capo della diplomazia di Washington ha avuto un lungo colloquio a Gerusalemme col premier israeliano, Benyamin Netanyahu. Oggi, invece, l'incontro ad Amman con il presidente palestinese, Abu Mazen. Sull’azione diplomatica di Kerry, Salvatore Sabatino ha intervistato Marcella Emiliani, esperta dell’area:RealAudioMP3

R. - Visto il pericolo rappresentato dal dilagare della guerra civile siriana, urge una iniziativa diplomatica internazionale, che abbia - diciamo così - una visione il più possibile regionale. E’ chiaro che, accanto al problema siriano, c’è sempre il vecchio contenzioso israelo-palestinese. Ora vediamo quali saranno i risultati.

D. - Il premier israeliano Netanyahu pare che sia pronto a cedere il 90% dei territori occupati in cambio di sicurezza. Un’apertura che suona davvero come una svolta...

R. - Non voglio mettere in discussione le intenzioni del primo ministro israeliano, ma allo stato attuale è molto difficile dire qual è il territorio della sola Cisgiordania che è rimasto disponibile per la restituzione. Non dimentichiamoci che c’è una moltiplicazione continua, ancora in atto, della colonizzazione ebraica in Cisgiordania. L’altro punto che ha posto Netanyahu è che venga garantita la sicurezza di Israele in cambio della restituzione dei territori. Il problema qui è: chi ha il controllo di tutte le formazioni palestinesi, che ancora oggi militano per la distruzione di Israele?

D. - C’è un "pressing" in corso di Stati Uniti e Europa, secondo indiscrezioni di stampa, affinché i palestinesi acconsentano alla ripresa dei negoziati. Che tipo di risposta ci possiamo aspettare?

R. - Io credo che Abu Mazen porrà la condizione che pone sempre: prima di tutto che Israele dia un segno di buona volontà sospendendo la colonizzazione dei territori e possibilmente allentando la morsa attorno a Gaza. Dopo di che, vista l’esperienza passata, si daranno anche loro la classica regolata.

D. - Kerry ha detto chiaramente di non voler indicare scadenze per il processo di pace. Però, ha avvertito che sono necessari progressi prima dell’Assemblea generale dell’Onu di settembre. Cosa avverrà in quella data?

R. - In quella data, intanto, dovrebbe già essersi svolta la Conferenza di "Ginevra 2" sulla Siria, in cui sarà possibile testare innanzitutto se è stato raggiunto un minimo di accordo tra le due superpotenze, Stati Uniti e Russia, per quello che riguarda la Siria stessa. Secondariamente bisogna vedere anche l’atteggiamento degli altri contendenti del conflitto siriano, che sono l’Arabia Saudita e il Qatar, che - come sappiamo - armano l’opposizione, quando non sono addirittura in dissidio tra di loro anche su questo punto. Quindi, è chiaro che per i tempi del Medio Oriente, dove i conflitti dilagano alla velocità della luce, parlare di ottobre è già una data parecchio, parecchio dilazionata. Certamente, però, il fatto che Kerry sia così pressante con le iniziative diplomatiche in Medio Oriente è, se non altro, un buon segnale.







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