Egitto: attese milioni di persone domenica in piazza contro Morsi
In Egitto non accenna a diminuire la tensione. Ieri sera un esponente dei Fratelli
musulmani è stato ucciso in un attacco contro la sede del partito a Zakazik, nella
regione orientale del Paese. E, mentre oggi le formazioni islamiche si riuniranno
al Cairo, per sostenere il presidente Morsi, è già tutto pronto per la grande mobilitazione
di domenica convocata dalle opposizioni riunite nel movimento Tamarod. Attese milioni
di persone. Ma da chi è composto questo gruppo? Benedetta Capelli lo ha chiesto
a Massimo Campanini, docente di Storia dei Paesi islamici all’Università di
Trento:
R. – Il fronte
del Tamarod è un fronte di ribelli, in cui sono presenti i copti e forze laiche di
sinistra. Che il Fronte del Tamarod sia ostile all’instaurazione di un sistema pur
vagamente e moderatamente islamizzanate possano costituire di fatto un’alternativa
ai Fratelli musulmani, come dicevo prima, lo dovrebbero dire le urne. Io credo che
ci sia una certa base popolare di questo movimento, ma è anche vero che i Fratelli
musulmani credo conservino ancora un certo radicamento all’interno della popolazione
e all’interno della società. Bisognerà vedere poi nella realtà dei fatti: certamente
Tamarod riempirà le piazze, ma è anche vero che Tajarrud, cioè il movimento favorevole
a Morsi, ha altrettanto riempito le piazze. Di conseguenza, viene confermata questa
polarizzazione che potrebbe essere molto pericolosa per la stabilità interna dell’Egitto.
D.
– Ma secondo lei, l’anima di Piazza Tahrir che ha infuocato la Primavera araba, dove
è collocata oggi, in Egitto?
R. – Difficile dirlo … Secondo me, l’anima di
Piazza Tahrir da un certo punto di vista non c’è più. I Fratelli Musulmani hanno tentato
– apparentemente senza riuscirci – di presentarsi come gli eredi della rivoluzione.
E’ difficile dire se il Fronte dei ribelli possa costituire effettivamente l’eredità
di Piazza Tahrir. Personalmente credo di no, perché credo che quel tipo di forze siano
state ormai assorbite dall’istituzionalizzazione. Io vedo piuttosto il Tamarrod come
un’altra forza, come un’altra espressione che pretende di risventolare la bandiera
della rivoluzione, ma anche risventolando la bandiera della rivoluzione i suoi obiettivi
e le sue parole d’ordine dovranno essere adeguate e rispondenti all’attuale situazione
egiziana, cioè una situazione di transizione incompiuta rispetto a quella che era
la situazione all’epoca della rivolta contro Mubarak e della caduta del dittatore.