Mons. Tomasi all'Acnur: bene la solidarietà in Siria, ma non si dimentichino altre
crisi
La Delegazione della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra constata con rammarico che
il numero delle persone bisognose dell’aiuto dell’Acnur, l’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Rifugiati, è aumentato nel corso degli ultimi dodici mesi. A metterlo
in evidenza è l’osservatore permanente della Santa Sede, l'arcivescovo Silvano Maria
Tomasi, nel discorso pronunciato al 57.mo Meeting dell’Acnur. Il servizio di Debora
Donnini:
La violenza
sta producendo centinaia di migliaia di sfollati. L’aumento è dovuto “al perdurare
di conflitti armati”, mentre manca la volontà di raggiungere “soluzioni politiche
pacifiche”. Lo nota mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa
Sede presso l’Onu di Ginevra, sottolineando che gli armamenti non aiuteranno a bilanciare
l’influenza di gruppi combattenti e uccideranno solo più civili. Questa tragica evidenza
riconferma che con la guerra tutto è perduto e con la pace tutto è da guadagnare.
La delegazione della Santa Sede “è lieta” che l’Alto Commissario abbia avviato sforzi
per esplorare il ruolo delle comunità di fede nella protezione e mons. Tomasi nota
che il dialogo dell’Alto Commissario sulla fede del dicembre scorso è stato l’espressione
del successo della convergenza di persone di fede nel dare priorità alla compassione,
alla solidarietà e al dialogo come metodo appropriato per rispondere alla difficile
situazione dei rifugiati.
Mons. Tomasi fa sapere che informazioni di prima
mano pervenute dalle zone di conflitto mostrano come comunità di fede diano protezione.
“Al momento in Siria un’organizzazione cattolica sta lavorando attraverso oltre 20
comunità religiose” cattoliche, ortodosse, protestanti e musulmane per fornire cibo,
medicine, riparo e sostegno psicosociale “a oltre 100mila persone a Damasco, Homs,
Aleppo e aree rurali circostanti”. Gli aiuti sono distribuiti secondo le necessità,
non secondo il credo religioso. “Nella visione della mia delegazione è fondamentale
che i legami fra tali gruppi e l’Acnur siano rafforzati in modo che il mandato di
protezione possa essere realizzato meglio”, ha detto mons. Tomasi.
La delegazione
ammira poi gli sforzi fatti da Giordania, Libano, Turchia e Iraq nel ricevere oltre
un milione e mezzo di profughi dalla Siria e la risposta della comunità internazionale
è stata incoraggiante ma allo stesso tempo la delegazione è preoccupata che altre
persone che hanno bisogno di protezione vengano trascurate in altre parti del mondo,
perché tutto il denaro si sposta verso l’emergenza siriana. E mons. Tomasi evidenzia
che un bambino malato che ha bisogno di medicine in un campo profughi in Zambia non
è diverso da un bambino malato che abbia bisogno di medicine a Damasco o ad Amman.
L’ultima
questione affrontata è quella dell’accesso allo spazio di protezione. Mons. Tomasi
evidenzia la disponibilità di Giordania, Libano Turchia e I’Iraq a consentire agli
stranieri di entrare nel loro territorio per la protezione e afferma che questi Paesi
mostrano la via al resto della comunità internazionale, ma non basta ammirarli e non
emularli. “La mia delegazione – conclude – invita l’Alto Commissario a continuare
i suoi sforzi per ampliare lo spazio di primo asilo e lo spazio per il reinserimento
e altre durature soluzioni”.