Fermato,gettato in
cella per tre settimane, tenuto agli arresti domiciliari per altri due mesi. Poi la
gogna mediatica, la pubblicazione di stralci di verbali ed intercettazioni, le dimissioni
da assessore e da professore universitario. E, alla fine di due anni di indagini,
la sorprendente conclusione: quattro dei cinque capi d’accusa (quelli più poderosi)
sciolti come neve al sole, inesistenti. E’ la storia emblematica di una giustizia
sempre più ingiusta quella vissuta da Giovanni Paolo Bernini. Che ci ricorda come
l’Italia debba al più presto mettere mano alla riforma dell’intero sistema giudiziario,
già molte volte bocciato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo(a
cura di Federico Piana)