Il Papa: essere cristiano non è una casualità, ma una chiamata d’amore
Essere cristiano è una chiamata d’amore, una chiamata a diventare figli di Dio. E’
quanto sottolineato martedì mattina da Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa
Marta. Il Papa ha quindi ribadito che la certezza del cristiano è che il Signore non
ci lascia mai soli e ci chiede di andare avanti, anche in mezzo ai problemi. Alla
Messa, concelebrata dal cardinale Robert Sarah, dal cardinale Camillo Ruini e da mons.
Ignacio Carrasco de Paula, hanno preso parte un gruppo di dipendenti del Pontificio
Consiglio Cor Unum, della Pontificia Accademia per la Vita e un gruppo di collaboratori
della Specola Vaticana, accompagnati dal direttore José Gabriel Funes. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
Papa Francesco
ha incentrato l’omelia sulla Prima Lettura, tratta dal Libro della Genesi, dove si
racconta della discussione tra Abram e Lot per la divisione della terra. “Quando io
leggo questo – ha detto il Papa – penso al Medio Oriente e chiedo tanto al Signore
che ci dia a tutti la saggezza, questa saggezza – non litighiamo, io di qua e tu di
là… - per la pace”. Abram, ha osservato il Papa, “continua a camminare”. “Lui – ha
affermato – aveva lasciato la sua terra per andare, non sapeva dove, ma dove il Signore
gli dirà”. Continua a camminare, dunque, perché crede nella Parola di Dio che “lo
aveva invitato ad uscire dalla sua terra”. Quest’uomo, forse novantenne, ha detto
ancora il Papa, guarda la terra che gli indica il Signore e crede:
“Abram
parte dalla sua terra con una promessa: tutto il suo cammino è andare verso questa
promessa. E il suo percorso è anche un modello del nostro percorso. Dio chiama Abram,
una persona, e di questa persona fa un popolo. Se noi andiamo al Libro della Genesi,
all’inizio, alla Creazione, possiamo trovare che Dio crea le stelle, crea le piante,
crea gli animali, crea le, le, le, le… Ma crea l’uomo: al singolare, uno. Sempre Dio
ci parla al singolare a noi, perché ci ha creato a sua immagine e somiglianza. E Dio
ci parla al singolare. Ha parlato ad Abram e gli ha dato una promessa e lo ha invitato
ad uscire dalla sua terra. Noi cristiani siamo stati chiamati al singolare: nessuno
di noi è cristiano per puro caso! Nessuno!”.
C’è una chiamata “col nome,
con una promessa”, ha ribadito il Papa: “Vai avanti, Io sono con te! Io cammino a
fianco a te”. E questo, ha proseguito, Gesù lo sapeva, "anche nei momenti più difficili
si rivolge al Padre”:
“Dio ci accompagna, Dio ci chiama per nome, Dio ci
promette una discendenza. E questa è un po’ la sicurezza del cristiano. Non è una
casualità, è una chiamata! Una chiamata che ci fa andare avanti. Essere cristiano
è una chiamata di amore, di amicizia; una chiamata a diventare figlio di Dio, fratello
di Gesù, a diventare fecondo nella trasmissione di questa chiamata agli altri, a diventare
strumenti di questa chiamata. Ci sono tanti problemi, tanti problemi; ci sono momenti
difficili: Gesù ne ha passati tanti! Ma sempre con quella sicurezza: ‘Il Signore mi
ha chiamato. Il Signore è come me. Il Signore mi ha promesso’”.
Il Signore,
ha ribadito Papa Francesco, “è fedele, perché Lui mai può rinnegare se stesso: Lui
è la fedeltà”. E pensando a questo brano dove Abram “è unto padre, per la prima
volta, padre dei popoli, pensiamo anche a noi che siamo stati unti nel Battesimo e
pensiamo alla nostra vita cristiana”...
“… qualcuno dirà ‘Padre, io sono
peccatore’… Ma tutti lo siamo. Quello si sa. Il problema è: peccatori, andare avanti
col Signore, andare avanti con quella promessa che ci ha fatto, con quella promessa
di fecondità e dire agli altri, raccontare agli altri che il Signore è con noi, che
il Signore ci ha scelto e che Lui non ci lascia soli, mai! Quella certezza del cristiano
ci farà bene. Che il Signore ci dia, a tutti noi, questa voglia di andare avanti,
che ha avuto Abram, in mezzo ai problemi; ma andare avanti, con quella sicurezza che
Lui che mi ha chiamato, che mi ha promesso tante cose belle è con me!”.