2013-06-25 15:26:55

Giornata mondiale del marittimo: “Volti di mare” da accogliere e rispettare


“Volti del mare”, il tema della terza Giornata mondiale del marittimo celebrata ieri, indetta dalle Nazioni Unite, per evidenziare il ruolo strategico svolto da tutti i marinai che con il loro lavoro contribuiscono a fornire all’intera umanità il 90% dei beni distribuiti nel mondo. Roberta Gisotti ha intervistato il diacono Massimo Franzi, presidente della Federazione nazionale Stella Maris: RealAudioMP3

Portare alla ribalta oltre un milione e mezzo di marinai, spesso invisibili nel loro sacrificio in prima linea, lontani dalle loro case e dai loro affetti, come sottolinea Koji Sekimuzi direttore generale dell’Organizzazione marittima internazionale (Imo). Da qui, l’invito ad animare questa Giornata attraverso i social network, per dare loro un volto, una voce, una storia da raccontare. “Esorto tutti – scrive il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, a dedicare un pensiero a quei marinai coraggiosi, uomini e donne, di tutti gli angoli del mondo, che affrontano pericoli e condizioni di lavoro difficili per operare oggi su navi complesse e altamente tecnologiche, ogni ora e ogni giorno dell’anno e dai quali noi tutti dipendiamo”:

D. – Gente di mare, spesso dimenticata quando non sfruttata? Che cosa si può fare di più per loro? Massimo Franzi:

R. – Sì, anche nella nostra Italia, che è una penisola, con tantissime diocesi portuali, il marittimo in effetti è ancora una persona un po’ sconosciuta nei nostri porti. Marittimi che stanno per mesi su una nave, isolati dalla famiglia, dalla chiesa: quindi cosa bisogna fare? E’ rendere accogliente il porto, creare una cultura di accoglienza, una cultura di vicinanza per questi marittimi che arrivano da tante nazioni e chiedono, per l'appunto, di essere riconosciuti e di avere un sorriso e alcune notizie fondamentali.

D. – Il prossimo agosto entra in vigore, a sette anni dalla sua approvazione, la Convenzione sul lavoro marittimo. Quali novità?

R. – Tra le tante cose, sarà in particolare vissuto in maniera più strutturale il welfare marittimo. Il marittimo, quindi, sarà una persona, anche a livello legislativo, da cercare, da visitare e da rendere partecipe della vita sociale e religiosa nei porti. Noi auspichiamo che questa ratifica non sia solamente un testo scritto, ma sia davvero uno strumento per andare incontro al marittimo quale persona per accoglierlo in maniera più adeguata. La Stella Maris è sempre in prima fila, ha già collaborato in maniera partecipe con tutti gli enti governativi e statali nei vari porti, a livello nazionale, e sarà ancora presente per dare un supporto a queste realizzazioni di welfare marittimo.

D. – Lei ha detto: “Una persona da riconoscere come tale”. Viene sottolineato, infatti, che i marittimi siano quasi invisibili da chi è a terra…

R. – Sì, perché noi che siamo a terra normalmente il porto non lo vediamo e pensiamo solo al porto come a un luogo in cui ci sono navi da crociera o yacht o mercantili, ma non pensiamo alla gente che c’è dentro, in particolar modo sulle navi container. Questi marittimi sono invisibili per noi, perché in ogni porto si fermano per poche ore, o pochissimi giorni, ripartono subito e non hanno mai il tempo di mettere qualche radice, di creare qualche rapporto, di avere risposta ai loro bisogni, sia religiosi sia umani. Per questo, parlavo di persona nella sua integrità: stanno pochissime ore nei nostri porti, che ormai sono dei luoghi staccati dalla città, e il marittimo, come dicevo prima, non trova modo di porre radici sia a livello civile che religioso.

D. – Quindi, è importante che ci sia invece un riconoscimento particolare per chi opera sulle navi?

R. – Certo, perché il marittimo è un lavoratore internazionale e quindi ha dei diritti e dei doveri: tra i suoi diritti, ha quello di essere riconosciuto come persona nei suoi bisogni. Quando un marittimo raggiunge un porto, ha diritto ad avere una accoglienza, che sia un’accoglienza religiosa per i credenti, e sia comunque un’accoglienza umana – ad esempio poter telefonare a casa o dare risposta alle sue esigenze primarie. Poter aver quindi dei rapporti umani, che non siano solamente quelli strettamente lavorativi che ha sulla nave.

Ultimo aggiornamento: 26 giugno








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