2013-06-25 07:01:50

A Belgrado incontro di teologi per le celebrazioni dei 17 secoli dell'Editto di Costantino


Si è concluso a Belgrado un incontro internazionale ecumenico di teologi, organizzato nell'ambito delle celebrazioni per il 1700.mo anniversario dell’Editto di Costantino, che pose fine alle persecuzioni romane contro i cristiani. La nostra inviata, Philippa Hitchen, ha domandato a uno dei partecipanti, Roberto Catalano, del Centro internazionale per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari, di spiegare l’importanza di questo Editto a 17 secoli dalla sua promulgazione:RealAudioMP3

R. – Il significato per noi cristiani è che con Costantino e con quest’Editto sono cambiati i rapporti di forza e di equilibrio fra religione e Stato. Si è aperta una nuova pagina nei rapporti di questo tipo, che poi si è evoluta in un certo modo in Occidente in altri Paesi. Quindi non si può ignorare, nel momento che viviamo, un evento storico come quello dell’Editto del 313.

D. – Qui abbiamo anche parlato del nuovo modo in cui le Chiese e anche le religioni devono collaborare in modo molto più fruttuoso. Qual è il significato di questo anniversario anche per il lavoro dei Focolari nell’ecumenismo e nel dialogo interreligioso?

R. – Noi lavoriamo molto con persone di altre Chiese e anche con persone di altre religioni. Questo aspetto è importante soprattutto perché oggi si sta ridefinendo un po’ tutta la geografia mondiale, per via delle migrazioni e per via degli incontri fra popolazioni che fino a qualche decennio fa non si incontravano o magari non si conoscevano nemmeno. Si mette in discussione il ruolo della religione all’interno dei rapporti internazionali. Dalla sfera privata, dove era stata relegata per un paio di secoli, la religione è ritornata prepotentemente, nel bene e nel male, in primo piano. Il terrorismo si è identificato o è stato identificato per vari decenni con un certo tipo di religione. Si cerca di eliminare questa immagine di islamofobia e cristiano fobia, due mali ugualmente gravi oggi, per i quali tra l’altro i mass media contribuiscono a creare un’immagine sempre più seria, più grave. Allora, all’interno di questo discorso, ricordare l’Editto di Costantino ha un senso non tanto per ritornare evidentemente al 313, ma per prendere coscienza della necessità di approfondire questi nuovi rapporti, che ci sono e che devono essere ridefiniti per poter affrontare l’oggi della storia.

D. – Nella tua esperienza, trovi che ci sia questa volontà all’interno delle Chiese di superare queste antiche divisioni, queste ferite della storia, per cercare questa nuova via insieme?

R. – La buona volontà c’è. Ci sono anche le ferite. Le ferite tante volte guariscono, però non si dimenticano. Ho visto anche in questi giorni, parlando con alcune persone qui presenti, che sono guarite da cose che sono successe. Però, la memoria storica rimane. Quindi, ci vuole molta pazienza per lavorare. Molte volte si fan un passo avanti e due indietro. Non bisogna scoraggiarsi e andare avanti.







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