2013-06-24 13:58:52

Terremoto. La Regione Toscana chiede lo stato d'emergenza


Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, da ieri è nuovamente nelle zone colpite dal terremoto, assieme al responsabile della Protezione Civile, Franco Gabrielli. Dal governatore la richiesta all’esecutivo di predisporre lo stato d’emergenza in Garfagnana e Lunigiana. Deciso anche l’allestimento di strutture per ospitare mille persone, che nelle ultime giornate hanno dormito fuori casa. L’ultima scossa, 3.1 Richter si è registrata la scorsa notte. Sulla situazione, Paolo Ondarza ha sentito Vittorio Oriano, vicepresidente del Centro nazionale dei geologi:RealAudioMP3

R. – Stiamo parlando di zone che si trovano a nordovest della Toscana e sono da sempre sismiche. Le ordinanze di sgombero, a oggi, sono pochissime. Probabilmente, sono ordinanze più per motivi precauzionali che per altro.

D. – Anche lo stato d’emergenza che la Regione Toscana ha chiesto al governo è una misura precauzionale?

R. – Da una parte, c’è la preoccupazione della gente che è molto spaventata. Non escludo che – anche se è difficile fare previsioni, anzi impossibile in questi casi – questo sciame sismico possa dar corso a scosse un po’ più grandi di quelle che effettivamente stanno avvenendo in questi giorni.

D. – Il territorio, lei diceva, è una zona sismica...

R. – E’ una zona molto montagnosa, molto aspra.

D. – Le strutture, sono, dal suo punto di vista, resistenti agli eventi che potrebbero verificarsi?

R. – La grande maggioranza del patrimonio immobiliare in quella zona è di antica data. Sono, quindi, costruiti certamente senza alcun criterio antisismico. Sono edifici storici, alcuni anche molto belli. Sono inseriti in piccoli centri, piccoli borghi, tra l’altro non facilmente raggiungibili. Ci sono strade piccole che s’inerpicano sulle montagne. Quindi, la situazione logistica presenta qualche problematica.

D. – In un territorio con queste caratteristiche, è possibile mettere in sicurezza le strutture antiche?

R. – E’ sicuro che sia possibile farlo. Diciamo che realisticamente ci vorrebbero molti finanziamenti ed anche molto tempo. E forse anche una sburocratizzazione delle procedure. Quello che manca è che non si comincia mai.

D. – Da un punto di vista geologico, quanto deve durare l’emergenza?

R. – Io penso che ora, siccome questo sciame dà ancora punte di energia che sono ben avvertibili dalla popolazione, sia consigliato, per il criterio della prudenza, di mantenere un’allerta elevata e quindi di avere prudenza a rientrare nelle case in maniera stabile. Non voglio fare paragoni inquietanti, ovviamente, però a L’Aquila è accaduto proprio questo: in presenza di uno sciame sismico che avveniva da qualche mese, non si è adottato un criterio di prudenza, invitando a rimanere fuori di casa. Questo non è stato fatto e il risultato si è visto.

D. – Per concludere, potremmo dire di mantenere alta la guardia: prevenire...

R. – Secondo me, sì. La prevenzione si fa mettendo in sicurezza gli edifici. Ma visto che questo ancora non è possibile, la prevenzione si fa cercando di trattenere la gente in luoghi che non siano pericolosi.

Ultimo aggiornamento: 25 giugno







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