2013-06-24 14:05:46

Siria: ribelli assaltano il Convento di Sant’Antonio a Ghassanieh. Ucciso un religioso


La violenza in Siria non risparmia la minoranza cristiana, sempre più in affanno nel teatro di guerra. Assaltato e razziato domenica, nel nord est del Paese, il convento francescano di Sant’Antonio di Padova a Ghassanieh nella valle dell’Oronte, a 120 chilometri da Aleppo. Nell’attacco è stato ucciso un religioso. L'arcivescovo Jacques Behnan Hindo, titolare della arcieparchia siro-cattolica di Hassaké-Nisibi ha detto che "negli ultimi tempi, il religioso mi aveva fatto arrivare alcuni messaggi in cui si mostrava consapevole di vivere in una situazione pericolosa, e offriva la sua vita per la pace in Siria e in tutto il mondo”. La notizia diffusa ieri mattina è stata confermata da padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, al microfono di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

R. - Confermo la morte di un monaco che viveva con noi, non era un francescano ma viveva in un nostro convento per motivi di sicurezza, perché era un monaco eremita. E’ stato ucciso ieri dalle forze ribelli: padre Francois Murad. Aveva 49 anni.

D. - Quali considerazioni verso questa violenza che si è rivolta verso un luogo cristiano?

R. - Siamo senza parole. Purtroppo quel villaggio a nord della Siria - vicino al confine con la Turchia - insieme ad altri villaggi cristiani, è stato ormai totalmente distrutto e quasi totalmente abbandonato. Sono rimasti soltanto i ribelli con le loro famiglie, ribelli che vengono - va detto - dall’estero e sono tutti molto estremisti, almeno quel gruppo. L’unica cosa che possiamo dire - oltre che per pregare per padre Francois e per tutte le vittime - è che questa pazzia finisca presto e che non si introducano armi in Siria perché significherebbe solo prolungare questa assurda guerra civile.

D. - Bisogna dunque lavorare per la pace da parte dell’Occidente e forse non - come dice lei - fomentare la ribellione…

R. - Sì. Bisogna evitare questo inutile e continuo spargimento di sangue. Purtroppo la Siria ormai è diventata terreno di battaglia non soltanto tra forze siriane, ma anche tra Paesi arabi e la comunità internazionale. A pagarne e a farne le spese sono sempre i poveri, i piccoli e gli ultimi tra cui anche i cristiani. Bisogna che la comunità internazionale ponga un freno a tutto questo.

D. - Si pensa che i cristiani rimasti fuggiranno?

R. - Molti di quelli che hanno potuto sono fuggiti, molti altri si sono spostati all’interno del Paese, perché non hanno le risorse per abbandonare la Siria. Però è chiaro che la vita della comunità è ormai terribilmente ferita.

D. - Quindi, l’attenzione internazionale deve essere portata anche verso questa minoranza cristiana così in difficoltà…

R. - Certamente. Il rapporto verso la minoranza cristiana è un po’ la cartina tornasole per comprendere i tipi di regimi ed i tipi di società che si vanno instaurando nel Medio Oriente.

Ultimo aggiornamento: 25 giugno







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