I vescovi inglesi: ingiusto privare del diritto di voto i detenuti condannati
"Chi ha commesso un crimine può essere, ed a ragione, privato della libertà e detenuto
in prigione, ma non smette mai di essere un cittadino”. Scrive così mons. Peter Smith,
vicepresidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, in una lettera
pubblicata sul quotidiano The Guardian. Al centro della missiva del presule, la questione
del voto per i detenuti: attualmente è, infatti, al vaglio del Parlamento inglese
la proposta di revocare ai carcerati il divieto di votare, puntando invece al loro
essere “parte del processo democratico”. “Riconosciamo – scrive mons. Smith – che
le persone in prigione siano in grado di esercitare la loro responsabilità civica”.
Definendo, quindi, la privazione del diritto di voto come una decisione “ingiusta
ed obsoleta” che viola, per di più, “gli obblighi del Regno Unito nei confronti della
Convenzione europea sui diritti umani”, il vicepresidente dei vescovi inglesi afferma
che tale decisione “mina gli sforzi di aiutare i detenuti a cambiare le loro vite,
dando l’idea che le loro opinioni non siano desiderate e che le loro voci non contino”.
Senza dimenticare, continua il presule, che “molti detenuti, prima di essere spediti
in prigione, già erano emarginati a causa della povertà o di abusi; rimuovere il loro
basilare e democratico diritto di voto rende ancora più dannosa questa emarginazione”.
Di qui, l’appello lanciato alle istituzioni affinché il regolamento carcerario venga
ripensato sotto questo aspetto. (I.P.)