2013-06-22 08:05:12

Proteste in Brasile. La presidente Rousseff: “Si alle riforme, no alla violenza”


Ieri in Brasile vertice d’emergenza di governo presieduto dalla presidente Dilma Rousseff per fare il punto sulle violente proteste antigovernative dei giorni scorsi. Intanto per oggi si teme la ripresa delle dimostrazioni, soprattutto in occasione della partita della Confederation Cup tra Brasile e Italia, che si giocherà a Salvador de Bahia. Dopo il vertice, il capo dello Stato ha parlato alla Nazione a reti televisive unificate. Francesca Ambrogetti:RealAudioMP3

Trasparenza nella lotta contro la corruzione; un sistema politico più vicino alla società; piano in tre punti per migliorare i servizi pubblici: questi alcuni degli annunci di Dilma Roussef. Ieri, gli organizzatori della dimostrazione hanno deciso di sospenderla e si sono verificati solo incidenti isolati, ma la tensione è sempre alta. Dilma Roussef ha parlato dopo un vertice sulla sicurezza con vari ministri: ha detto di essere disposta al dialogo con tutti e ad ascoltare la voce della strada, ma non a tollerare le violenze di una minoranza. “La mia generazione ha lottato per conquistare la democrazia – ha detto – ma il sistema non può prescindere dai partiti politici”. La presidente ha confermato che la Coppa del Mondo si terrà l’anno prossimo e sarà un grande Mondiale, senza togliere fondi a Sanità ed Educazione, uno dei motivi della protesta.

Le spese sostenute dal governo brasiliano per la Confederations Cup e i Mondiali del 2014, insieme alla denuncia di sprechi e alla richiesta di maggiori diritti, sono le motivazioni delle proteste in Brasile. Luca Collodi ha intervistato Riccardo Moro, economista, esperto dei Paesi emergenti:RealAudioMP3

R. – Devo dire che, con una lettura forse un po’ superficiale, sembra difficile che delle ragioni di questo tipo possano spiegare una mobilitazione popolare di questa dimensione e che si è, in parte, anche tradotta in manifestazioni di violenza. Certamente, da parte di una minoranza dei manifestanti, ma non sono mancate neanche queste… Inoltre, la decisione dell’aumento del prezzo dei mezzi di trasporto da diversi giorni è già stata ritirata: il governo e il presidente, Dilma Rousseff, hanno annunciato che l’aumento non verrà imposto. Per cui, in teoria, una delle due ragioni maggiori del contendere, delle manifestazioni è ormai superata. Credo ci siano forse delle questioni un po’ più profonde, fondamentalmente due. Da una parte, una difficoltà in qualche modo nell’accettare la globalizzazione: il Brasile è un Paese che, in questi anni, ha rappresentato un percorso interessante di lotta alla povertà e di entrata nelle dinamiche internazionali – quelle che appunto chiamiamo della globalizzazione – sia migliorando la propria condizione economica e quindi giocando un ruolo economico più importante, sia giocando un ruolo politico più importante. Queste proteste farebbero pensare che questo consenso intorno al nuovo ruolo del Brasile sia in realtà relativo. Dall’altra parte, una riflessione che può nascere è quella che anche questo percorso – al di là del consenso sul processo internazionale – proprio il processo di miglioramento delle condizioni di vita del Paese - sia un processo, in questo momento, non condiviso. Direi che questo fenomeno potrebbe essere il segno di un disagio popolare, soprattutto di una voglia di contare che però non sa come esprimersi e come determinarsi. In sostanza, forse dietro questo c’è anche una fatica della democrazia o della democrazia che abbiamo oggi: le forme di democrazia partecipative, in qualche modo, sembrano inadeguate a guidare i processi ed è certamente vero. Quanto un cittadino oggi ha la consapevolezza di incidere sui processi decisionali del proprio Paese o su quelli internazionali?

D. – Una rivolta popolare contro una mancanza di democrazia, contro la globalizzazione e contro il potere di pochi, che viene esercitato spesso attraverso la finanza?

R. – Questo potrebbe essere, anche se in qualche modo forse nemmeno con una consapevolezza piena. Però forse un elemento comune, tra fenomeni analoghi che si sono determinati anche in altre parti del pianeta, potrebbe essere esattamente questo. Certamente un ulteriore elemento è il fatto che il disagio sociale, in Brasile, è comunque consistente: la povertà è molto consistente, la questione dei trasporti è una questione fondamentale per una parte largamente maggioritaria della popolazione, che è la parte più povera. A volte poi, oltretutto, i trasporti e anche i trasporti privati sono gestiti da gruppi di poteri, che sono di fatto mafie molto potenti.







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