Birmania. Appello dell’arcivescovo di Yangon per lo sviluppo del Paese
“La trasformazione democratica del 2011 non è stata così improvvisa com’è stato fatto
credere: in realtà il governo birmano stava preparando le riforme già da un po’ di
tempo per evitare sanzioni da parte di Washington e dei suoi alleati”. È quanto dichiara
mons. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, che ha anche criticato l’inefficacia
dimostrata dalle forze armate nel fronteggiare i recenti conflitti etnici. Intervenuto
a un incontro organizzato a Monaco da Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), il presule
birmano era accompagnato da un confratello salesiano, padre Charles Saw, il quale
ha descritto un lieve miglioramento nel rispetto dei diritti umani. Ad esempio oggi
si possono detenere valute straniere, mentre “una volta si poteva finire in prigione
per il possesso di un solo dollaro”, e la libertà d’espressione è maggiormente garantita.
“Se prima eravamo liberi soltanto prima di aprir bocca, oggi lo siamo anche dopo”,
ha ironizzato il religioso. Tuttavia, nonostante i tenui passi avanti, nel multietnico
Stato birmano, permangono gravi violazioni dei diritti umani, come spiega ad Acs lo
stesso arcivescovo di Yangon: “Per accedere a posizioni di rilievo e incarichi pubblici
– è la sua denuncia – si deve essere necessariamente buddisti e appartenere all’etnia
maggioritaria dei Bamar. Ciò significa che oltre 30% dei cittadini è escluso dalla
vita politica del Paese”. Ad aggravare la situazione, anche la suddivisione amministrativa
voluta dalla dittatura militare. Infine, per monsignor Bo, è il fattore etnico all’origine
dei recenti e sanguinosi scontri tra buddisti e musulmani. I leader musulmani, cristiani,
buddisti e indù continuano a confrontarsi nel tentativo di appianare le tensioni,
ma per l’arcivescovo di Yangon il Myanmar ha bisogno di un aiuto esterno. E così ha
formulato un appello accorato alla comunità internazionale per fare in modo che il
processo di riforme continui: “Gli Stati Uniti e l’Unione Europea devono continuare
a tenere sotto controllo il nostro Paese”. (F.B.)