2013-06-22 14:44:43

Albania al voto: Berisha cerca il terzo mandato, socialisti in vantaggio nei sondaggi


Domenica di elezioni politiche in Albania. A contendersi la guida del Paese il Partito democratico con il premier uscente Sali Berisha, che chiede un terzo mandato, e il Partito socialista con l’ex sindaco di Tirana, Edi Rama, indicato come favorito nei sondaggi. Occhi puntati dalla Commissione europea che ha indicato la tenuta delle elezioni nel rispetto agli standard internazionali come una condizione per l'avvio dei negoziati di adesione all’Ue. Per un’analisi dei temi che detteranno l’agenda del futuro governo Marco Guerra ha sentito il responsabile del programma albanese della nostra emittente, don Davide Djudjaj:RealAudioMP3

R. – L’entrata dell’Albania nell’Unione Europea a titolo pieno è stata lo scopo del governo fino adesso, ed è lo scopo di tutti i leader e, naturalmente, anche dell’opposizione, chiaramente con visioni e un percorso molto diverso l’uno dall’altro. Altro tema molto importante è la disoccupazione, ossia i posti di lavoro, la crisi economica molto forte. Poi ci sono argomenti e temi importanti, ereditati ancora dal regime comunista, come lo è la proprietà privata, e cioè il censimento e la legalizzazione della proprietà delle case e dei terreni. Ciò che ai cittadini dell’Albania interessa è che ci sia meno corruzione, lo snellimento burocratico nell’apparato statale e una riduzione della spesa statale.

D. – Quindi, gli occhi puntati dell’Europa. Queste elezioni possono essere considerate un crocevia per l’integrazione con Bruxelles?

R. – Io penso di sì, anche se tutte le volte che l’Albania si presenta alle elezioni, diventa un esame importante per il suo processo e proseguimento verso l’Unione Europea. Spero davvero che almeno i cittadini, a differenza dei politici, dimostrino una maturità maggiore. Credo che così sarà, anche se c’è l’incognita del grande astensionismo dal voto. Questo non aiuterebbe molto ad adempiere quegli standard e superare quegli esami che l’Europa chiede all’Albania: ovvero di rafforzare la propria democrazia.

D. – I due candidati, quali ricette propongono per il Paese?

R. – Anzitutto, una promessa di ripresa dell’economia; l’altro, la promessa ad ogni cittadino di rientrare in possesso al più presto, con i certificati di proprietà, di ciò che ha perso durante il regime comunista, le varie proprietà. I programmi si assomigliano, ma ciò che distingue l’uno e l’altro sono solo le critiche si rivolgono. Una delle incognite, uno degli elementi temuti, è che non si arrivi ad una vittoria schiacciante, che metterebbe il Paese molto in difficoltà nel proseguire verso la democrazia, nel suo processo verso l’Unione Europea.

D. – Dopo due mandati, è ancora in campo il premier Berisha. E’ ancora lui l’uomo forte del Paese?

R. – Certamente Berisha, in questi anni, ha dimostrato la sua forte leadership, la sua capacità indiscussa nel portare avanti il governo. Dall’altra parte, anche i socialisti hanno un partito forte, con un leader meno carismatico, ma con un gioco di squadra probabilmente più forte. Questo però lo diranno le prossime elezioni.

D. – La minoranza cattolica ha un ruolo in queste elezioni e nella politica albanese?

R. – La comunità cattolica ha certamente un ruolo, ma sempre più marginale. Non ci sono figure di grande spessore, di grandi o prestigiosi incarichi. Questo è un fatto che preoccupa la Chiesa albanese, perché la Chiesa cattolica ha sempre dato un contributo fortissimo sia nell’affermazione dei valori della democrazia, sia nel coltivare la cultura, l’identità del proprio Paese. Ultimamente ci sono state anche delle polemiche per le esclusioni di pochi personaggi cattolici nelle alte sfere del Paese. Speriamo che la leadership tenga conto anche di questa armonia nel Paese.







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