Veglia a Roma per i rifugiati. Presente il card. Vegliò
19mila vittime dei viaggi verso l’Europa dal 1988 ad oggi. 19 mila vite dimenticate
di cui si vuole invece tenere viva la memoria. Questo lo scopo della veglia di preghiera
in memoria delle vittime dei viaggi verso l’Europa, che si è tenuta ieri sera nella
chiesa di S. Maria in Trastevere a Roma. Un'iniziativa ecumenica - riporta l'agenzia
Sir - organizzata da sei anni, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato,
da Comunità di Sant’Egidio, Centro Astalli, Caritas Italiana, Fondazione Migrantes,
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Acli. La chiesa, già bella e sontuosa,
è stata arricchita dello splendore degli abiti tradizionali delle diverse culture:
donne africane con bambini, uomini senegalesi con i vestiti tipici, indigene peruviane
con copricapi coloratissimi. Una processione lunghissima di celebranti delle diverse
confessioni è stata accolta dai cori solenni delle diverse chiese: della comunità
congolese cattolica, della cappellania latino-americana, della comunità etiopica-ortodossa,
dei moldavi e romeni ortodossi, dei filippini e nigeriani cattolici. Cesti di gerbere
e una luce accesa, a rappresentare “la speranza di che non muore con la morte”, come
ha ricordato il card. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della
Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che ha presieduto la celebrazione. I nomi
dei migranti morti in mare sono stati letti uno ad uno: donne, uomini e bambini, una
tragica via crucis che sembra non avere fine. “Non possiamo rimanere insensibili ai
drammi dei rifugiati”, ha detto padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli:
“Dobbiamo sentirci tutti corresponsabili di queste morti. Siamo chiamati a superare
l’indifferenza e a contagiare la comunità internazionale, perché si faccia carico
di queste persone. Fuggono da guerre, come il conflitto in Siria, in cui anche noi
abbiamo la nostra parte di responsabilità”. “Come è possibile - si è chiesto il gesuita
- che prima i conflitti si risolvevano anche con la diplomazia e oggi invece solo
con le armi? E’ in atto un imbarbarimento della nostra società”. La Comunità di Sant'Egidio,
che ha ospitato l’incontro, ha precisato che “i nomi delle vittime sono stati forniti
dagli immigrati sopravvissuti o dai parenti”. Nonostante le cifre delle domande d’asilo
non siano alte come nel 2011 con l’emergenza Nord Africa (34 mila richieste, oggi
dimezzate), “quest’anno - precisa Sant'Egidio - stiamo registrando arrivi consistenti,
soprattutto di siriani e iracheni curdi”. (R.P.)