2013-06-21 14:19:51

Il card. Tauran: il dialogo interreligioso diventi patrimonio di tutti e non di un'élite


I credenti e il loro atteggiamento nella società del materialismo e del laicismo è stato il tema di fondo del Convegno tenutosi nei giorni scorsi a Roma, alla presenza del saudita, Hamid bin Ahmad Al-Rifaei, presidente della Forum islamico internazionale per il Dialogo, del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Entrambe le delegazioni, di 12 membri ciascuna, hanno riflettuto tra l'altro sulla perdita del senso religioso, comune a società multiculturali occidentali. Al cardinale Tauran, Hélène Destombes ha chiesto di commentare questo confronto:RealAudioMP3

R. – On ne peut pas séparer la vie religieuse de la vie normale, parce-que le …
Non si può scindere la vita religiosa dalla vita normale, perché il credente è credente e cittadino: non è credente o cittadino, è credente e cittadino. Esiste quindi una complementarietà tra l’aspetto materiale e quello spirituale della realtà e credo che una delle responsabilità del credente sia quella di conciliare i due aspetti. Poi, insieme, ci siamo dispiaciuti per il fatto che la società, e soprattutto le giovani generazioni in generale, abbiano perso le loro radici spirituali. Si dovrà fare uno sforzo per dare all’umanità di oggi la possibilità di avere una vita interiore…

D. – Quali sono le vie o le azioni concrete proposte nell’ambito di questo incontro?

R. – Les aspects concrets… la nécessité de la formation religieuse des jeunes…
Gli aspetti concreti… la necessità di una formazione religiosa dei giovani. Spesso, i problemi nascono dall’ignoranza. Quello che voglio dire è che siamo riusciti a evitare lo scontro tra le civiltà, cerchiamo anche di evitare lo scontro tra le ignoranze. È necessario, dunque, trovare un modo per presentare con rispetto e precisione una religione all’altra.

D. – E’ stata affrontata anche la questione della libertà religiosa?

R. – Oui: la question de la liberté religieuse a été abordée, …
Sì, abbiamo parlato della libertà religiosa, della libertà di culto, evidentemente con molta prudenza perché sono argomenti molto delicati. Pure, non si possono ignorare visto che tutti conoscono le difficoltà in questo campo. In questo ambito, non sono state prese attualmente decisioni straordinarie.

D. – Siamo al 19.mo incontro di questo tipo. Per quanto riguarda quest’ultima edizione, possiamo parlare di nuovi passi e quale cammino rimane da fare?

R. – Le dialogue interreligieux est venu très à la mode et je crois …
Il dialogo interreligioso oggi è diventato di moda e credo siano state prese numerose iniziative, molte delle quali fanno le stesse cose. Credo sia necessario moderare un po’ il nostro “appetito” e schiarirci le idee sul concetto di dialogo interreligioso. Quello che, alla fine, risulta da tutte queste riunioni è che in realtà ancora non ci conosciamo abbastanza bene e che quindi è necessario continuare sulla strada della conoscenza e del rispetto vicendevole. Ho l’impressione che abbiamo fatto molti progressi ma, quando si scende un po’ in profondità, mi rendo conto che la conoscenza vicendevole è ancora piuttosto superficiale, condizionata dagli avvenimenti politici, dal terrorismo… La grande sofferenza che si prova, per così dire, dopo anni di dialogo interreligioso è che tutti i risultati che abbiamo potuto ottenere, pure a costo di grandi sacrifici, non sono mai stati assimilati a livello legislativo, amministrativo e della strada. E così, il dialogo interreligioso rimane tuttora un impegno riservato alle élite. Invece, bisognerebbe trovare il modo di fare passare questo patrimonio – modesto, pure, ma che esiste – dai vertici alla strada, e soprattutto al campo dell’insegnamento – nelle scuole, nelle università – all’amministrazione e alla formulazione delle leggi.







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