I primi 100 giorni di Papa Francesco: il Concilio diventa "pane spezzato"
Mons. Piero Coda, teologo, Istituto universitario Sophia, Loppiano Ciò che mi
ha colpito di più, di questi primi 100 giorni di pontificato, è che la parola e i
gesti di Papa Francesco raggiungono il cuore della gente e mostrano l'attualità, la
contemporaneità, del Vangelo di Gesù. E' sempre sorprendente vedere lo Spirito
di Gesù all'opera nella storia. Nei cuori di coloro che guardano alla Chiesa attendendo
un messaggio di speranza si risveglia una simpatia, un interesse, una passione e una
commozione nuova, di fronte alla Parola sempre nuova e sempre attuale del Vangelo.
Papa Francesco è come se fosse entrato nelle nostre case, nelle nostre famiglie, negli
ambienti di lavoro, nei laboratori della cultura, proprio attraverso questa Parola,
accendendo una possibilità di nuova fermentazione del nostro tempo. Un tempo povero
di speranza, povero di idee, che guarda a Gesù come a una presenza nuova nella storia
del nostro tempo. Per questo Papa Francesco ha risvegliato in tutti noi la speranza. Tra
i motivi della stima e simpatia che Papa Francesco suscita, anche in ambienti non
ecclesiali, c'è sicuramente la coerenza naturale e spontanea, ma anche inseguita e
ricercata, tra il "dire" e il "fare". Ma anche il fatto che quando la Chiesa riesce
a declinare lo stile della sua presenza, in tutte le dimensioni della missione, secondo
lo stile di Gesù, tocca i cuori. Anche quelli che possono sembrare a prima vista lontani.
E ciò rivela che nel nostro tempo, certamente tempo di secolarizzazione, pulsa una
grande esigenza di spiritualità. Nel cuore del secondo conflitto mondiale, mentre
era in un campo di concentramento, Dietrich Bonhoeffer scriveva: "Verranno giorni
in cui le parole antiche e sacre del Vangelo verranno pronunciate in modo nuovo e
sconvolgeranno la vita di tutti". Ecco, mi sembra che - sulla scia del Concilio e
della testimonianza dei Papi che l'hanno preceduto dal Concilio a oggi - Francesco
stia realizzando questo. Anche la scelta del Papa di presentarsi come "vescovo
di Roma, in cammino con il suo popolo" ci mostra il Concilio divenuto "pane spezzato"
per tutti gli uomini. Mi sembra di vedere in Papa Francesco il carisma di colui che
spezza il pane del messaggio profetico del Concilio al nostro tempo, lo fa diventare
vita e quindi suscita questo soffio di speranza in tutti. Certamente il fatto
di essere "vescovo di Roma" è la radice teologica del Ministero universale di Pietro
e dei suoi successori, all'interno del Collegio episcopale. Questo apre un orizzonte
nuovo per la vita di collegialità dei vescovi, per la sinodalità delle chiese. Un
vescovo "in cammino con il suo popolo". Infatti ha colpito tutti il gesto sorprendente
con cui Papa Francesco, subito dopo la sua elezione, si è inginocchiato per ricevere
la preghiera della folla in piazza S. Pietro. In quegli istanti di silenzio, tutto
il popolo di Dio si è ritrovato insieme a chiedere al Signore una benedizione per
il Pastore della Chiesa universale. Un gesto profetico che rimarrà nella storia. La
grande profezia della 'Nuova Evangelizzazione', nata con il Concilio, rilanciata da
Paolo VI nella Evangelii Nuntiandi, teorizzata pienamente da Giovanni Paolo II e ripresa
con tenacia da Benedetto XVI, diventa 'pane spezzato', realtà. L'era della 'Nuova
Evangelizzazione', che richiede alla Chiesa un soffio di novità nel proporsi, nel
vivere la sua missione, mi pare davvero iniziata. (Intervista a cura di Fabio Colagrande)