Brasile: sale la protesta antisprechi e per i diritti, manifestazioni in 100 città
Due morti in Brasile per le proteste che hanno portato in piazza i cittadini contro
le spese sostenute per la Confederations Cup, per i Campionati mondiali di calcio
del 2014, e contro la corruzione. Un milioni i manifestanti in un centinaio di città.
La presidente Dilma Roussef ha convocato d’urgenza un vertice del governo. Servizio
di Francesca Sabatinelli:
La prima vittima
delle manifestazioni in Brasile è un giovane, travolto da un’auto, a Riberao Preto,
nello stato di San Paolo una delle tantissime città attraversate dalla protesta.
La seconda è una donna, uccisa da un infarto a seguito del lancio di un lacrimogeno.
La presidente Roussef ha rinviato il viaggio in Giappone e convocato d’urgenza un
vertice con i membri del governo che hanno ammesso la loro preoccupazione, in considerazione
anche della prossima visita del Papa per la Gmg di Rio, dal 22 al 28 luglio. A scendere
in piazza anche i militanti del partito dei lavoratori, della stessa Roussef, e del
suo predecessore Lula da Silva. Le proteste di questi due giorni sono le più imponenti
degli ultimi venti anni in Brasile e non sono mancati episodi di violenza. A Brasilia
decine di migliaia di persone si sono accampate davanti al Parlamento nazionale e
dopo un allarme bomba è stato evacuato l'edificio che ospita i ministeri della Cultura
e dell'Ambiente. Sassi sono invece stati lanciati contro le vetrate della cattedrale.
Il paese è in totale subbuglio e si registra anche la tensione tra la Fifa e il governo
sulla opportunità o meno di procedere con la Confederations Cup.
Le spese
sostenute dal governo brasiliano per la Confederations Cup e i Mondiali del 2014,
insieme alla denuncia di sprechi e alla richiesta di maggiori diritti, sono le motivazioni
delle proteste in Brasile. Luca Collodi ha intervistato Riccardo Moro,
economista, esperto dei Paesi emergenti:
R. – Devo dire
che, con una lettura forse un po’ superficiale, sembra difficile che delle ragioni
di questo tipo possano spiegare una mobilitazione popolare di questa dimensione e
che si è, in parte, anche tradotta in manifestazioni di violenza. Certamente, da parte
di una minoranza dei manifestanti, ma non sono mancate neanche queste… Inoltre, la
decisione dell’aumento del prezzo dei mezzi di trasporto da diversi giorni è già stata
ritirata: il governo e il presidente, Dilma Rousseff, hanno annunciato che l’aumento
non verrà imposto. Per cui, in teoria, una delle due ragioni maggiori del contendere,
delle manifestazioni è ormai superata. Credo ci siano forse delle questioni un po’
più profonde, fondamentalmente due. Da una parte, una difficoltà in qualche modo nell’accettare
la globalizzazione: il Brasile è un Paese che, in questi anni, ha rappresentato un
percorso interessante di lotta alla povertà e di entrata nelle dinamiche internazionali
– quelle che appunto chiamiamo della globalizzazione – sia migliorando la propria
condizione economica e quindi giocando un ruolo economico più importante, sia giocando
un ruolo politico più importante. Queste proteste farebbero pensare che questo consenso
intorno al nuovo ruolo del Brasile sia in realtà relativo. Dall’altra parte, una riflessione
che può nascere è quella che anche questo percorso – al di là del consenso sul processo
internazionale – proprio il processo di miglioramento delle condizioni di vita del
Paese - sia un processo, in questo momento, non condiviso. Direi che questo fenomeno
potrebbe essere il segno di un disagio popolare, soprattutto di una voglia di contare
che però non sa come esprimersi e come determinarsi. In sostanza, forse dietro questo
c’è anche una fatica della democrazia o della democrazia che abbiamo oggi: le forme
di democrazia partecipative, in qualche modo, sembrano inadeguate a guidare i processi
ed è certamente vero. Quanto un cittadino oggi ha la consapevolezza di incidere sui
processi decisionali del proprio Paese o su quelli internazionali?
D. – Una
rivolta popolare contro una mancanza di democrazia, contro la globalizzazione e contro
il potere di pochi, che viene esercitato spesso attraverso la finanza?
R. –
Questo potrebbe essere, anche se in qualche modo forse nemmeno con una consapevolezza
piena. Però forse un elemento comune, tra fenomeni analoghi che si sono determinati
anche in altre parti del pianeta, potrebbe essere esattamente questo. Certamente un
ulteriore elemento è il fatto che il disagio sociale, in Brasile, è comunque consistente:
la povertà è molto consistente, la questione dei trasporti è una questione fondamentale
per una parte largamente maggioritaria della popolazione, che è la parte più povera.
A volte poi, oltretutto, i trasporti e anche i trasporti privati sono gestiti da gruppi
di poteri, che sono di fatto mafie molto potenti.