Il Papa: non possiamo pregare il Padre, se abbiamo nemici nel nostro cuore
Per pregare il Padre Nostro dobbiamo avere il cuore in pace con i nostri fratelli.
E’ quanto affermato, giovedì mattina, da Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa
Marta. Il Papa ha sottolineato che noi crediamo in un Dio che è Padre, è “vicinissimo”
a noi, non è anonimo, non è “un Dio cosmico”. Alla Messa, concelebrata tra gli altri
dal cardinale Zenon Grocholewski, ha preso parte un gruppo di collaboratori della
Congregazione per l’educazione cattolica e un gruppo di collaboratori dei Musei Vaticani.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
La preghiera
non è magia, ma affidarsi all’abbraccio del Padre. Papa Francesco ha incentrato la
sua omelia sulla preghiera del “Padre Nostro” insegnata da Gesù ai discepoli, di cui
narra il Vangelo odierno. Gesù, ha detto, ci dà subito un consiglio nella preghiera:
“non sprecare parole, non fare rumore”, “il rumore della mondanità, i rumori della
vanità”. Ed ha avvertito che la “preghiera non è una cosa magica, non si fa magia
con la preghiera”. Qualcuno, ha proseguito, mi dice che quando uno va da uno “stregone”
gli dice tante parole per guarirlo. Ma quello “è pagano”. Noi, ci insegna Gesù, “non
dobbiamo andare con tante parole da Lui”, perché “Lui sa tutto”. E aggiunge: la prima
parola è “Padre”, questa “è la chiave della preghiera”. “Senza dire, senza sentire
questa parola – ha avvertito – non si può pregare”:
“A chi prego? Al Dio
Onnipotente? Troppo lontano. Ah, questo io non lo sento. Gesù neppure lo sentiva.
A chi prego? Al Dio cosmico? Un po’ abituale, in questi giorni, no?... pregare il
Dio cosmico, no? Questa modalità politeista che arriva con questa cultura light
… Tu devi pregare il Padre! E’ una parola forte, ‘Padre’. Tu devi pregare quello che
ti ha generato, che ti ha dato la vita, a te. Non a tutti: a tutti è troppo anonimo.
A te. A me. E anche quello che ti accompagna nel tuo cammino: conosce tutta la tua
vita. Tutto: quello che è buono e quello che non è tanto buono. Conosce tutto. Se
non incominciamo la preghiera con questa parola, non detta dalle labbra, ma detta
dal cuore, non possiamo pregare in cristiano”.
“Padre”,
ha ribadito, “è una parola forte” ma “apre le porte”. Al momento del sacrificio, ha
detto il Papa, Isacco si accorge che “qualcosa non andava”, perché “mancava la pecorella”,
ma si fida di suo padre e “la sua preoccupazione” l’ha “buttata nel cuore di suo padre”.
E ancora: “padre” è la parola che ha pensato di dire “quel figlio” che se n’è andato
via con l’eredità “e poi voleva tornare a casa”. E quel padre “lo vede venire e va
di corsa” da lui, “gli si getta al collo”, “per cadere su di lui d’amore”. “Padre,
ho peccato”: è questa, ha ribadito il Papa, “la chiave di ogni preghiera, sentirsi
amati da un padre”:
“Abbiamo un Padre. Vicinissimo, eh!, che ci abbraccia
… Tutti questi affanni, preoccupazioni che noi possiamo avere, lasciamoli al Padre:
Lui sa di cosa abbiamo bisogno. Ma, Padre, che? Padre mio? No: Padre nostro!
Perché io non sono figlio unico, nessuno di noi, e se io non posso essere fratello,
difficilmente potrò diventare figlio di questo Padre, perché è un padre di tutti.
Mio, sicuro, ma anche degli altri, dei miei fratelli. E se io non sono in pace con
i miei fratelli, non posso dire ‘Padre’ a Lui”.
Così, ha aggiunto, si spiega
il fatto che Gesù dopo averci insegnato il Padre Nostro, sottolinei che se noi non
perdoneremo gli altri, neanche il Padre perdonerà le nostre colpe. “E’ tanto difficile
perdonare gli altri – ha constatato – è difficile davvero, perché noi sempre abbiamo
quel rammarico dentro”. Pensiamo: “Me l’hai fatta, aspetta un po’… per ridargli il
favore che mi aveva fatto”:
“Eh no, non si può pregare con nemici
nel cuore, con fratelli e nemici nel cuore: non si può pregare. Questo è difficile:
sì, è difficile, non è facile. ‘Padre, io non posso dire Padre,
non mi viene’. E’ vero: questo io lo capisco. ‘Non posso dire nostro,
perché questo mi ha fatto questo, quello e …’ non si può! ‘Questi devono andare all’inferno,
no?, non sono dei miei!’. E’ vero, non è facile. Ma Gesù ci ha promesso lo Spirito
Santo: è Lui che ci insegna, da dentro, dal cuore, come dire ‘Padre’ e come dire ‘nostro’.
Chiediamo oggi allo Spirito Santo che ci insegni a dire ‘Padre’ e a poter dire ‘nostro’,
facendo la pace con tutti i nostri nemici”.