Editto di Costantino. Mons. Antonini: in Serbia occasione di ecumenismo e confronto
interetnico
In Serbia, tutte le iniziative cattoliche per celebrare il 1700,mo anniversario dell’Editto
di Costantino saranno all’insegna dell’ecumenismo. A sottolinearlo è il nunzio apostolico
a Belgrado, mons. Orlando Antonini, che, ai nostri microfoni, spiega l’importanza
che questa ricorrenza storica riveste in particolare per rilanciare il dialogo ecumenico
in Serbia e in tutta la regione balcanica. L’intervista è di Stefano Leszczynski:
D. – Mons. Antonini,
quale importanza assumono le celebrazioni per l'editto di Costantino con riferimento
al dialogo ecumenico in Serbia?
R. – Queste celebrazioni potevano rappresentare
un grande passo in avanti nel dialogo ecumenico e nel cammino verso l'unità. Quando
io giunsi in Serbia, nel 2009, circolava un'idea grandiosa: quella di riunire nel
2013 per il 1700.mo anniversario dell'Editto, a Nis città natale di Costantino, tutti
i capi cristiani: il Papa in primo luogo, i Patriarchi ortodossi, i leader delle Confessioni
protestanti storiche. Si pensava che l'occasione e il luogo geografico potevano essere
l'appropriata area "neutra" per un tale storico appuntamento. Poi, quando si cominciò
a passare al dunque, si registrò che vari settori della società serbo-ortodossa -
per i problemi storici ancora irrisolti tra serbi e croati a causa degli eccidi commessi
dal regime ustasha nel corso della Seconda Guerra mondiale - si opponevano ad una
venuta del Papa per quella occasione. 'Prima il Papa chieda perdono - sostenevano,
in quanto per loro di quegli eccidi è responsabile la Chiesa cattolica tout court
- e poi potrà venire". Naturalmente, altri settori hanno diversa posizione, anzi potrei
dire che buona parte della Chiesa serba sarebbe favorevole alla venuta del Papa. Però,
per ragioni di prudenza, per evitare un possibile scisma nel suo seno, e anche ad
evitare difficoltà in seno all'Ortodossia, la Chiesa serba non ha raggiunto il consenso
sufficiente affinché la visita possa aver luogo e risultare fruttuosa per entrambe
le parti. Sicché, l'evento giubilare dell'Editto viene celebrato separatamente, ogni
Chiesa con le proprie iniziative, alle quali comunque ognuna invita rappresentanti
dell'altra. Alle celebrazioni ortodosse centrali del prossimo mese di ottobre, ad
esempio, saranno invitate le più alte personalità vaticane, anche se non specificamente
il Papa. E' curioso che poi in Serbia sia stato lo stesso presidente della Repubblica,
Nikolic, a mettere assieme le Chiese, come Costantino fece per il Concilio di Nicea
nel 325: ha cioè istituito un Comitato nazionale che ha per presidente il capo dello
Stato, per co-presidente il patriarca Irinej e per membri anche la Chiesa cattolica
e la comunità protestante locali. È pur sempre qualcosa. Non so come fu celebrato
nel 1913 il 1600.mo anniversario dell'Editto, ma credo che non sarà stato certo più
ecumenico di questo del 2013. Un passo la volta. Forse nel 2113, grazie allo Spirito
Santo e a Costantino e S. Elena, si potrà finalmente celebrare tutti assieme, in una
Chiesa nuovamente indivisa, il 1800.mo anniversario dell'editto di Milano!
D.
– Qual è il messaggio che tale documento propone ancora oggi, alla luce delle divisioni
che ancora esistono all'interno del mondo cristiano?
R. –orse, non si rileva
abbastanza come l'Editto di Milano non sancisca solamente la libertà di religione
per i cristiani, ma anche, attenzione, la libertà di coscienza per tutti. Lo si vede
specialmente dove si legge che “...in primis ordinanda esse credidimus ... ut daremus
et Christianis et omnibus liberam potestatem sequendi religionem quam quisque voluisset...”.
Per l'oggi, la libertà di coscienza è per me il messaggio più significativo del documento
del 313. Perché è appunto la libertà di coscienza a non essere ancora riconosciuta
dappertutto nelle legislazioni. Vi sono Stati che, com'è noto, comminano ancora la
pena di morte per i cittadini che volessero cambiare religione. E vi sono regioni
in cui sta diventando sempre più arduo affermare, vivere e praticare i valori etici
cristiani. Secondo me, questo diventerà il punto cruciale nel dialogo con l'islam,
da una parte, e dall'altra la controversia maggiore con le nazioni dell'Occidente
secolarizzato, dove si va delineando una rivoluzione antireligiosa e specificamente
anticristiana, tradotta persino in leggi che obbligano i credenti a tacere circa i
loro valori e a compiere pratiche contrarie alla loro visione etica e morale. Forse,
dovremo prepararci a far fronte a un nuovo periodo di persecuzione. Ora, nei primi
secoli il sangue dei cristiani obbligò il potere politico di allora a modificare la
legislazione in materia di libertà religiosa anche perché erano uniti. Per questo
è necessario che oggi, proprio per attuare integralmente l'Editto di Milano a livello
di libertà di coscienza, i cristiani di tutte le confessioni superino le loro divisioni
e si alleino per rispondere efficacemente alle sfide della società moderna.
D.
– Quanto è importante l'unità spirituale dei cristiani per scongiurare drammi quali
quelli vissuti nella storia recente dalle Repubbliche balcaniche?
R. – Intanto,
diciamo che i drammi della storia nei Balcani derivano dalla contrapposizione etnica
e politica che si traduce in contrapposizione religiosa tra cristiani e musulmani
da una parte, e tra i cristiani stessi dall'altra: in pratica, tra serbi ortodossi
e croati cattolici. Tale contrappposizione è una tra le più intricate del pianeta,
una matassa difficile da dipanare che è cominciata ben prima degli eccidi di serbi
nella Seconda Guerra mondiale: essa affonda nei decenni e forse nei secoli anteriori.
Qualsiasi ricerca storica in merito temo non arriverà ad accertare la verità, tanto
meno ad accertare, come si dice, chi "iniziò le ostilità". Per cui, l'unità spirituale
dei cristiani non solo è importante ma essenziale per scongiurare altri drammi. Soltanto
questa unità spirituale potrebbe attirare di nuovo la loro attenzione su valori evangelici
basilari, come l'amore del nemico – "nucleo della rivoluzione cristiana", ha detto
Benedetto XVI – e quindi il perdono delle offese. Almeno per i cristiani, siano ortodossi
o cattolici, questi due pilastri del messaggio di Cristo dovrebbero essere un imperativo
categorico. Fuori di questo, temo possano profilarsi altri drammi in futuro fino al
giudizio universale. Quindi, è molto importante che tutti i Paesi balcanici entrino
in Europa: in tale quadro politico più vasto del proprio, difatti, si potrà favorire
l'avvento di una società plurietnica nella quale ogni componente culturale possa non
solo convivere pacificamente con le altre, ma anche mettere assieme le proprie specifiche
potenzialità a vantaggio del bene comune. Lo voglia Dio, Signore della storia.
D.
– Quali iniziative contraddistinguono queste celebrazioni da parte cattolica?
R.
– Anzitutto, ogni diocesi ha programmato celebrazioni sia di preghiera che culturali.
Ad esempio, a maggio, da parte dell'arcidiocesi di Belgrado e di quella di Jacovo
in Croazia si è organizzato un Simposio su Costantino e la libertà religiosa, simposio
iniziato a Srjem, la città di San Girolamo, dove l'imperatore Costantino fu educato
e conchiuso a Belgrado. La celebrazione centrale avverrà a Nis il 20-21 settembre
prossimo, con l'intervento dell'arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola.
Inizierà con una Via Crucis per le vie della città in memoria della croce riscoperta
a Gerusalemme dalla madre di Costantino S. Elena, e in memoria della croce apparsa
a Costantino alla vigilia della battaglia di Ponte Milvio, nel 312. Si concluderà
con una solenne concelebrazione allo Stadio comunale. Data la bassissima percentuale
dei cattolici in Serbia – il 5%, concentrato soprattutto nel Nord, in Vojvodina, non
nell'arcidiocesi di Belgrado – la Chiesa locale ha fatto appello alle diocesi dei
Paesi confinanti, e anche all'Opera romana pellegrinaggi, affinché indirizzino a Nis,
per settembre, il più alto numero possibile di flussi di pellegrini. Io lancio lo
stesso appello qui, da Radio Vaticana: venite a Nis in settembre, a celebrare la Croce
per la quale il mondo è stato redento e che è segno dell'amore folle di Dio per noi.
Quanto al livello culturale, anzitutto è prevista per il mese di ottobre una Mostra
su Costantino, allestita nel Braccio di Carlo Magno in Vaticano, con reperti romani
del Museo nazionale di Belgrado, mentre e l’8 ottobre prossimo a Belgrado verrà eseguita
un’Opera musicale, "In Hoc Signo", sulla vita di Costantino, il cui libretto è stato
scritto dall'attuale direttore artistico dell'Opera di Belgrado, Dejan Miladinovic,
serbo-ortodosso, e musicato dal nostro mons. Marco Frisina. Come si vede, si tratta
di iniziative che vogliono rivestire sempre una valenza ecumenica.