2013-06-19 16:26:25

Roma. Al Convegno diocesano le indicazioni pastorali del card. Vallini


Incoraggiare la formazione di nuovi catechisti nelle parrocchie, avere un attenzione particolare verso i poveri e i deboli, aiutare i laici a portare il Vangelo negli ambienti della loro vita quotidiana, sostenere la responsabilità di una nuova generazione di cristiani laici capaci di dedicarsi al bene comune e alla vita politica. Sono queste alcune delle linee guida date ai parroci dal cardinal vicario Agostino Vallini, martedì sera a Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano, nella seconda giornata del Convegno pastorale della diocesi. L’appuntamento annuale, sul tema “Cristo tu ci sei necessario!”, si è concluso ieri sera nelle parrocchie e nelle prefetture. Marina Tomarro ha intervistato mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara , presente all’incontro: RealAudioMP3

R. – Questa nuova responsabilità deve innanzitutto alimentarsi sempre daccapo alla sorgente cristiana, a partire dalla prima pagina scritta del Nuovo Testamento dove Paolo delinea i tratti fondamentali di una comunità cristiana e quindi l’operosità della fede, la ricchezza della carità e la fermezza nella speranza. Poi, questa “pendolarità” che il credente responsabile deve avere tra il dono di Dio e la libertà degli uomini, perché solo facendo avvenire questo incontro che il Vangelo può essere annunciato. Da ultimo, dobbiamo tornare a recuperare la funzione di racconti di vita cristiana e di un’ospitalità cristiana per tutte le varie situazioni degli ambienti di vita. È per questo che bisogna abitare gli ambienti perché lì si impara “l’alfabeto della vita umana”: i primi racconti con cui l’uomo e la donna, i genitori ed i figli, le situazioni di disagio, ma anche le situazioni di crescita - che creano legami sociali - diventano capaci di diventare luoghi in cui si possa dire la forza del Vangelo.

D. – In quale modo si può sviluppare l’ospitalità cristiana soprattutto in quelle che sono le situazioni più difficili della diocesi…

R. – Anche una diocesi complessa, in una città che essendo la capitale ha situazioni molto complesse, possiamo arrischiare frammenti di vita nuova e lo stile di vita dei cristiani. Questo stile di accoglienza che abita gli ambienti della vita: l’università, la scuola, la salute, la carità, persino il mondo della politica dovrà trovare nei cristiani queste forme di responsabilità che li rendono particolarmente trasparenti ed incidenti.

Ascoltiamo il commento di don Carmine Brienza, parroco della Chiesa di Santa Francesca Romana:

R. – Io credo che il punto fondamentale sia quello di puntare sulla formazione di cristiani che nei loro ambienti siano capaci di dire che l’incontro con Gesù Cristo ha cambiato e reso bella la vita. Il punto è lì: la parrocchia deve impegnarsi perché attraverso una preghiera, sentita e vissuta come maggiore intensità, e soprattutto un investimento formativo porti i laici a rendere ragione della speranza che è in loro con la parola e l’esempio. Credo che la parrocchia debba ritornare a percorrere il fatto di essere un grembo generante, una testimonianza di fede più attiva.

D. – Questi convegni aiutano pure le parrocchie ad avvicinarsi a quei parrocchiani che sono più lontani, che non frequentano…

R. – Io direi che il grande tentativo è questo, cioè una parrocchia è fatta di tanti cerchi concentrici: ci sono i cosiddetti praticanti, poi ci sono quelli che vengono ogni tanto. Il punto è questo: riuscire a far sì che i laici si sentano impegnati non solo a venire in parrocchia, ma ad uscire fuori. La parrocchia è chiamata soprattutto nei momenti in cui anche i lontani le si avvicinano - sto parlando di funerali, sto parlando di matrimoni e di battesimo - e di gettare un seme che possa poi indurre le persone a tornare e a sperimentare la bellezza della fede.

Ultimo aggiornamento: 20 giugno







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