Obama dalla Porta di Brandeburgo: possiamo ridurre le armi nucleari fino a un terzo
Davanti alla Porta di Brandeburgo a Berlino, vicino alla quale era stato eretto il
Muro che divideva in due la città, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha
fatto l’atteso annuncio del taglio delle armi nucleari americane fino ad un terzo
e chiesto un accordo alla Russia in merito. Mosca però frena. Al fianco di Obama la
cancelliera Angela Merkel con la quale ieri mattina aveva tenuto una conferenza stampa.
Il servizio di Debora Donnini:
Simbolo della
Guerra Fredda, la Porta di Brandeburgo, che allora apparteneva alla Berlino Est e
vicino alla quale sorgeva il Muro, aveva già ascoltato le parole di due presidenti
americani: Kennedy nel ’63 e Reagan nell’87 . Da qui, davanti ad una folla di circa
6mila persone, è tornato oggi a parlare il presidente Obama guardando però a Est e
sottolineando che ora “non ci sono carri armati ai confini, si può dire che sono vinte
le sfide del passato”. Nessuno muro, ha aggiunto, può fermare libertà e pace. E la
prima sfida a cui pensa Obama è quella nucleare lanciando a distanza un appello alla
Russia. “Ho deciso - ha detto - che noi possiamo garantire la sicurezza degli Usa
anche se riduciamo i nostri armamenti atomici strategici fino a un terzo”. Mosca però
frena chiedendo che vengano coinvolte anche altre potenze nucleari. “Non possiamo
permettere che venga rotto l'equilibrio dei sistemi di dissuasione strategica, abbassando
l'efficacia delle nostre forze nucleari'' ha fatto sapere il presidente russo Vladimir
Putin. La Casa Bianca poi specifica che le riduzioni dell’arsenale atomico non riguardano
le armi dispiegate in Europa in appoggio alla Nato. Nel discorso anche la questione
disoccupazione e i cambiamenti climatici, fronte sul quale Obama promette maggiore
impegno, così come ha sostenuto che “l’intolleranza che sia basata sulla razza, la
religione o il sesso, porta ingiustizia”. In mattinata, nella conferenza stampa congiunta
con la Merkel, Obama aveva anche sottolineato che ''tutti i paesi del G8, Russia inclusa,
hanno sostenuto la necessità di creare in Siria un governo di transizione con pieni
poteri''.
Ma una riduzione dell’arsenale nucleare degli Stati Uniti è importante,
è utile? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Margelletti, presidente del Centro studi
internazionali: