Siria. L'arcivescovo di Aleppo al G8: "C'è bisogno di dialogo e non di armi"
“Non abbiamo notizie dei nostri due confratelli vescovi e nemmeno dei due sacerdoti.
Il tempo trascorre e non sappiamo più cosa pensare”. A smorzare un certo ottimismo
che si era diffuso nei giorni scorsi sulla sorte dei due prelati ortodossi rapiti
il 22 aprile in Siria è mons. Jean-Clement Jeanbart, arcivescovo greco melkita di
Aleppo. “Non abbiamo più notizie di Boulos al-Yazigi, arcivescovo greco ortodosso
di Aleppo e Iskenderun e di Youhanna Ibrahim, metropolita siro-ortodosso di Aleppo
- riferisce all'agenzia Sir - non sappiamo come evolverà la situazione, se le trattative
vanno avanti, e lo stesso vale per i due sacerdoti da mesi nelle mani dei rapitori.
Ad Aleppo la situazione sembra, almeno in apparenza più tranquilla, ma nessuno sa
cosa si prepara per tutti noi”. Da mons. Jeanbart una “certa speranza” potrebbe arrivare
dal G8 a Lough Erne, in Irlanda del Nord dominato dal dossier Siria. Sul martoriato
Paese mediorientale è arrivato anche l’appello di Papa Francesco, che ha scritto una
lettera al premier David Cameron, padrone di casa del Summit, “auspicando un cessate
il fuoco” e la ripresa dei negoziati. “Speriamo - dice l’arcivescovo melkita facendo
proprio l’appello del Pontefice - che dal G8 si possa sapere qualcosa di più sul futuro
del nostro Paese soprattutto in chiave di soluzioni pacifiche. L’appello del Papa
ci conforta e ci dona forza di credere in un futuro non di morte. La soluzione negoziale
è l’unica praticabile. - ribadisce mons. Jeanbart - Al G8 dico che abbiamo bisogno
di dialogo e non di armi. Dovesse permanere una situazione come quella attuale a rischio
non sarebbe solo la Siria ma tutta la regione, e con essa la libertà, la convivenza
e la tutela delle minoranze”. (R.P.)