Libano: appello di cattolici e ortodossi per l'unità dei cristiani e la fine della
guerra in Siria
Leader delle Chiese cattolica e ortodossa aprono a Beirut i propri sinodi per discutere
la grave situazione della popolazione cristiana siriana, colpita dalla guerra fra
sciiti e sunniti, che ha ormai sconfinato anche nel vicino Libano. Entrambi gli incontri
- riporta l'agenzia AsiaNews - sono iniziati ieri. Il sinodo greco-ortodosso è in
corso nel monastero di Balamand. Quello della Chiesa cattolica melchita è ospitato
nel convento di Ain Trez nel distretto di Aley. Dando il via ai lavori per la riunione
episcopale, i prelati cattolici e ortodossi hanno lanciato un appello congiunto per
l'unità di tutti i cristiani, pregando per la liberazione di mons. Youhanna Ibrahim
e mons. Boulos Yaziji, i due vescovi rapiti lo scorso 22 aprile nella periferia di
Aleppo. Intervistato dal quotidiano libanese "Daily Star" poco prima dell'inizio dell'Assemblea
sinodale, Giovanni X Yazigi, patriarca greco-ortodosso di Antiochia e fratello di
mons. Bouls Yaziji, ha affermato: "Non abbiamo paura, stiamo vivendo momenti drammatici,
questa è la verità che nessuno può ignorare. Ma siamo figli della fede e del coraggio,
ci aggrappiamo alla terra in cui viviamo, portiamo il messaggio di Dio dentro i nostri
cuori e continueremo a farlo senza paura". Il vescovo ha inoltre ribadito che il fratello
è vivo e sarebbe detenuto in Turchia, ma finora non si sono ancora ottenuti contatti
diretti con i rapitori. Da Ain Trez, sede della Chiesa melchita, Gregorio III Laham,
patriarca di Antiochia per i cattolici, ha puntato il dito contro la decisione di
Stati Uniti e di alcuni altri Paesi europei di inviare armi ai ribelli. A causa di
questa mossa, la popolazione "affronterà più problemi" rispetto al passato. Secondo
il prelato la posizione dei Paesi occidentali è incomprensibile. "Sembra che il mondo
- ha continuato - comprenda solo il linguaggio delle armi, della guerra, della distruzione,
della violenza e del terrorismo. Le armi - ha aggiunto alimentano la violenza e l'odio,
e portano più uccisioni, incrementano la distruzione e i profughi, con enormi danni
economici e sociali per famiglie, giovani, studenti e lavoratori". Laham ha lanciato
un appello alla comunità internazionale chiedendo la cessazione immediata di tutti
i trasferimenti di armi, invitando i Paesi a lavorare per una soluzione politica,
invece di contribuire alla "divisione" del mondo arabo lungo linee politiche, sociali,
religiose e tribali". Parlando ai vescovi presenti, il prelato ha annunciato la costituzione
di un "comitato di solidarietà" della Chiesa in Siria. Il piano ha l'obiettivo di
coordinare le attività di soccorso in loco e di controllare e registrare gli edifici
ecclesiastici distrutti o danneggiati. Il patriarca ha proposto anche dei sottocomitati
in Libano, Egitto, Giordania, Iraq, Kuwait, Paesi arabi ed Europa, che avranno il
compito di sostenere con le loro risorse il lavoro della Chiesa melchita in Siria.
"Speriamo - ha affermato - che i nostri fratelli vescovi ci aiuteranno in questa impresa
... in modo da poter affrontare le sfide future, che ci chiedono di restare in questo
Paese martoriato dalla guerra e in quanto cristiani di essere guida e punto di riferimento
per tutta la popolazione". Gregorio III ha sottolineato che la "Chiesa è un solo corpo,
una sola famiglia cristiana, una nazione, e questa fede si traduce in opere buone
e soprattutto in amore attivo verso chi è nel bisogno". Per il prelato i fedeli della
Chiesa melchita devono promuovere e testimoniare il Vangelo ovunque essi siano: "Questa
è la vera azione politica e il dovere che dobbiamo compiere con coraggio, zelo, amore,
dedizione, sincerità e dignità". (R.P.)