G8: Unione Europea e Usa verso un accordo di libero scambio
Dal G8 di Lough Erne, in Irlanda del Nord, è arrivato l’annuncio ufficiale del lancio
dei negoziati sull’accordo di libero scambio tra Europa e Stati Uniti. Un'intesa tra
le due sponde dell'Atlantico che da sole valgono la metà del Pil mondiale, ma che
coinvolge le economie maggiormente colpite dalla crisi globale. Quanto questo accordo
potrà essere un volano per la ripresa economica del vecchio e del nuovo continente?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto all’economista Giovanni Marseguerra:
R. – La crisi
certamente si sta dimostrando ispiratrice di soluzioni nuove. Il progetto, se andrà
in porto, darà vita alla più grande relazione commerciale del mondo. Ci saranno miglioramenti
dal lato delle barriere doganali, dei meccanismi d’investimento e degli scambi in
generale. Sotto molti profili, quindi, la globalizzazione potrebbe avere effetti positivi
da una parte e dell’altra. Secondo il presidente Obama, dal punto di vista del mercato
del lavoro e dell’occupazione, questo porterebbe alla creazione di circa 30 milioni
di posti di lavoro su entrambe le sponde dell’Atlantico. Si tratta, però, di previsioni
da andare a verificare.
D. – Ci sono anche dei nodi da sciogliere e resta sul
tavolo, ad esempio, la posizione della Francia, che è pronta a battersi per escludere
gli audiovisivi. Perché questa posizione così intransigente di Parigi?
R. –
La Francia è sempre molto sospettosa di accordi che possano in qualche modo privilegiare
l’asse atlantico – anche in questo caso Europa-Usa – a dispetto di quella che è la
sua visione più nazionalistica. Io credo che siano più sospetti del momento e che
non ci sia dietro un’opposizione concreta. Il presidente Hollande sta affrontando
un problema gravissimo di disoccupazione, di disoccupazione giovanile. Quindi, di
fronte alle prospettive di un accordo di tale portata, le considerazioni locali o
nazionali credo debbano lasciare il posto a riflessioni più da bene comune.
D.
– C’è qualche elemento che realisticamente, invece, può o potrebbe bloccare questo
accordo di libero scambio?
R. – Ci sono varie interpretazioni riguardo alle
ragioni vere, che sottostanno a questo accordo e al fatto che sia stato rilanciato
in questo modo dal G8. Una, appunto, è quella che dicevamo prima, di Obama, e serve
a far crescere l’occupazione su entrambe le sponde dell’Atlantico. Secondo altri,
però, quest’accordo commerciale, che potrebbe presto prendere vita, potrebbe servire
a contrastare le nuove economie emergenti o economie emerse. In questo caso, quindi,
la paura verso le politiche di prezzo, spinte, che stanno mettendo in difficoltà i
Paesi occidentali, potrebbe essere la chiave interpretativa giusta.
D. – Questo
vuol dire che la Cina, per esempio, potrebbe mettersi di traverso. Non dimentichiamo
che Pechino detiene la maggior parte del debito pubblico americano. Questo potrebbe,
dunque, avere delle ricadute concrete...
R. – Certamente, la Cina potrebbe
vedere in questo accordo un elemento che va a contrastare il commercio cinese sia
verso l’Europa sia verso l’America. Ci saranno certamente dei cambiamenti nelle quote
del commercio internazionale. Parte del commercio che andava verso la Cina adesso
andrà verso l’Europa e analogamente parte del commercio europeo – penso a quello tedesco
ed anche a quello italiano – che fino adesso ha cercato nuovi mercati, troverà un
mercato più favorevole negli Stati Uniti.