La Siria al centro del G8 di oggi in Irlanda del Nord, nel Paese ancora violenze
In Irlanda del Nord si apre oggi il G8, sul vertice vigileranno almeno 8mila agenti
in vista delle proteste annunciate a Belfast. A pesare le polemiche dopo le indiscrezioni
pubblicate dal “Guardian” basate sui documenti di Edward Snowden, ex tecnico della
Cia e “talpa” del Datagate, lo scandalo che ha rivelato il controllo di migliaia di
cittadini americani da parte dell’intelligence statunitense. Il quotidiano britannico
ieri ha rivelato che i servizi segreti di Londra e Washington spiarono telefonate
e computer dei leader del G20 durante il summit del 2009 nella capitale inglese. Nel
mirino le conversazioni dell’allora presidente russo, Dmitri Medvedev.
Dunque
in primo piano al G8 c’è la questione siriana. Particolarmente dura la posizione della
Russia che ha criticato la possibilità di armare i ribelli perché costituirebbe una
violazione delle regole internazionali. Mentre si profila l’ipotesi di un impiego
in Siria di 4mila pasdaran, inviati dall’Iran, sul terreno la violenza non accenna
a diminuire. Il servizio di Marina Calculli:
Alla vigilia
del summit del G8 che si terrà oggi in Irlanda del Nord, il presidente Putin ha assicurato
che fino ad ora Mosca non ha violato le regole internazionali, fornendo armeranno
al regime di Damasco, ma che lo farà se i partner del G8 forniranno armi ai ribelli.
“Siamo tutti d’accordo – ha detto Putin – che non vanno armati quelli che strappano
e mangiano il cuore degli avversari”, riferendosi all’episodio, immortalato da un
video, in cui un combattente, neanche siriano, si è macchiato di questa azione nei
confronti di un soldato ucciso. In Siria intanto nella provincia di Aleppo continuano
a combattere i ribelli contro le forze filo-Asad e i loro alleati di Hezbollah, nel
tentativo di riprendere il controllo della zona. Secondo un generale dell’opposizione
la resistenza sta respingendo gli attacchi dei filo-governativi. Inoltre sabato circa
70 militari, tra cui 6 generali, hanno disertato fuggendo in un campo di accoglienza
in Turchia. Dall’Iran invece sono in arrivo 4000 pasdaran per combattere a fianco
del regime di Damasco, in quella che si profila sempre di più come una grande guerra
regionale tra sunniti e sciiti.