Grecia: lacrime per l'ultimo concerto dell'Orchesta nazionale chiusa insieme alla
Ert
Con una toccante ed emozionata esecuzione dell’Orchestra sinfonica nazionale, domenica
scorsa in Grecia ha chiuso le trasmissioni la Ert, Radio-Televisione di Stato. Intanto
ieri vertice del governo di unità nazionale sul destino dell’emittente. Dopo l’annuncio
della chiusura di martedì, il premier Samaras si è espresso per una parziale ripresa
delle trasmissioni. I partiti di sinistra, invece, premono per la riapertura della
società del servizio pubblico. Ma che cosa ci si può aspettare dall’incontro odierno?
Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Giacomo Mazzone, Responsabile delle
Relazioni Istituzionali dell’Ebu, l’ente radiotelevisivo europeo:
R. – Speriamo
vivamente che in sede di questo appuntamento della maggioranza greca prevalga la ragione
e prevalgano le opinioni che noi abbiamo ascoltato da parte dei rappresentanti dei
due partiti di minoranza del governo, perché, invece, la posizione del partito di
maggioranza del governo, cioè di Nuova Democrazia - che detiene le cariche fondamentali
tra cui quella di primo ministro, di ministro delle finanze, quella di ministro dell’informazione,
che sono le tre responsabilità che hanno preso questa decisione da sole senza consultare
il resto del governo – possano essere riviste ed in qualche maniera aggiornate. Noi
auspichiamo soprattutto che ci possa essere la decisione di mantenere almeno una delle
reti della televisione greca ed una rete radiofonica in funzione.
D. – Questo
risultato è raggiungibile realisticamente secondo lei?
R. – Quando il nostro
presidente e la nostra direttrice generale hanno incontrato il ministro delle finanze
ad Atene hanno avuto l’impressione netta che i greci avessero completamente sottovalutato
l’impatto in sede europea ed in sede internazionale della loro decisione. Si tratta
di tecnici - è un governo più o meno come era il governo Monti – che hanno visto solo
gli aspetti procedurali e concreti ma non hanno visto la ricaduta di immagine e la
ricaduta in termini di diritti civili che questa decisione comportava. Quindi, abbiamo
buone speranze che di fronte all’ampio fronte che si è creato possano tornare indietro
almeno su una parte della loro decisione.
D. – Qual è la ragione di questo
ampio fronte critico nei confronti della decisione di Atene?
R. – C’è stato
un grande equivoco, anche nella stampa e nei media italiani e di altri Paesi: non
è messo in discussione, da parte di chi ha protestato, il problema di ristrutturare
la televisione. Negli ultimi anni sono state ristrutturate nella stessa maniera –
anzi forse in maniera più pesante e profonda di quanto non si voglia fare in Grecia
– in Spagna, in Portogallo, è accaduto in diversi Paesi dell’Est, in Ungheria, è accaduto
ovunque; abbiamo avuto numerosi casi di questo tipo in cui la televisione e la radio
pubblica sono state ristrutturate per renderle più efficienti. Questo però è stato
fatto mano nella mano fra il governo, il parlamento ed i sindacati perché quando si
tratta di televisione e radio pubblica stiamo parlando di qualcosa che tocca la vita
della democrazia e la vita dei cittadini. Quindi, un processo che non può essere deciso
da tre persone soltanto, come è accaduto in Grecia.
D. – Tra l’altro l’Ebu
ha messo a disposizione lo streaming per consentire le trasmissioni della tv greca
sul web…
R. – Non solo via web, il segnale è disponibile anche via satellite.
L’Uer – ovvero l’Ebu che in italiano si dice Uer, Unione Europea della Radio-televisione
– come dice il suo nome, è una struttura di servizio a disposizione di tutte le radio
e le televisioni europee, tra cui anche Radio Vaticana. Quando un nostro membro chiede
una connessione via satellite, o un servizio via internet, noi lo forniamo. Quindi,
è naturale che quello che stiamo facendo, che non è altro che quello che facciamo
tutti i giorni per tutti i nostri membri. Nel caso specifico è che in questo momento
non è chiaro chi è che prende le decisioni per la televisione greca - visto lo stato
giuridico di “vacuum” che si è venuto a creare - ma in ogni caso abbiamo ritenuto
che non ci potesse essere nemmeno un giorno in Grecia in cui una voce indipendente
e pluralista come quella del servizio pubblico potesse venire a mancare. Questa è
stata la ragione di fondo della scelta dell’Uer, che è stata naturalmente una scelta
difficile perché questo servizio non verrà pagato probabilmente da nessuno, ma verrà
pagato da tutti i membri collettivamente pro-quota. Il problema è che per una questione
di diritto fondamentale la voce del servizio pubblico non può cessare neanche un giorno.
Tra l’altro, il problema è che il governo dice che farà questa legge ma - come tutti
sanno - quando una legge entra in parlamento possono passare dei mesi prima che venga
approvata, a volte anche un anno e se non ci fosse un accordo cosa succede? Il servizio
pubblico non ci sarà mai più in Grecia? Quindi, la scelta di sospendere il servizio
per dire che poi rinascerà ‘più bello e più forte di prima’ è una scelta rischiosissima
che non ha precedenti e che non può essere accettata.