La Nato chiede a Damasco verifiche sulle armi chimiche
Il governo siriano deve garantire l'accesso alle Nazioni Unite affinché possano indagare
sull'uso di armi chimiche nel conflitto. E’ quanto afferma il segretario generale
della Nato, Rasmussen, ribadendo che l'uso di armi chimiche è inaccettabile. Gli Stati
Uniti hanno dichiarato di averne accertato l'uso da parte del regime di Assad. Ora
gli Stati Uniti dovrebbero essere pronti, anche se nessuna decisione è stata presa,
a dare il via libera alla fornitura di armi ai ribelli, organizzando con gli alleati
una 'no fly zone limitata' che servirà anche per proteggere i rifugiati. Ma dalla
Russia arriva l’accusa del presidente della Commissione Esteri della Duma vicino al
Cremlino, Alexiei Pushkov: “le informazioni sull'uso di armi chimiche da parte di
Assad sono state costruite” dagli Usa come “le bugie sulle armi di distruzione di
massa di Saddam Huessein'', scrive su Twitter. Da Washington, il servizio di Francesca
Baronio:
L’amministrazione
Usa ha raggiunto la prova che il Regime di Damasco ha usato armi chimiche, uccidendo
almeno 100 persone, e Obama ne trarrà le conseguenze. L’annucio è giunto ieri da Ben
Rhodes, vice Consigliere per la sicurezza nazionale, del presidente Barack Obama.
Secondo la Casa Bianca "sono state usate armi chimiche di diverso tipo, incluso il
Sarin, un gas nervino". Da qui l’annuncio che gli Stati Uniti si preparano ad intervenire
in maniera più consistente nel conflitto siriano. Inizia dunque il processo che
potrebbe portare ad armare alcune unità dei ribelli. Al tempo stesso, sottolinea Rhodes,
"abbiamo messo al corrente la Russia delle prove di cui disponiamo, puntando a discutere
al G8" della prossima settimana , "misure condivise". L’Amministrazione ha quindi
superato una posizione da molti considerata poco “coraggiosa”, criticata sia dai
repubblicani, ma anche da alcuni democratici. L’ultima, autorevole critica, era arrivata
solo qualche giorno fa dall’ex-Presidente Clinton. Resta ora da vedere, se l’odierna
svolta di policy della Presidenza Obama, possa facilitare l’auspicata adesione della
Coalizione dell’Opposizione Siriana, alla Conferenza Internazionale di Ginevra 2
.
Due anni di conflitto in Siria hanno mietuto circa 93 mila vite, 6.500 delle
quali bambini. Lo ha affermato ieri l’Alto Commissario Onu per i diritti umani, nello
stilare un bilancio da molti ritenuto inferiore alla realtà. Nel frattempo, gli scontri
armati nel Paese proseguono intensi, con l’aeroporto di Damasco preso di mira nelle
ultime ore dalle forze anti-Assad. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Mentre le cancellerie
discutono di “linee rosse” superate o meno, di Conferenze di pace o di forniture di
armi agli insorti, arrivano le nuove cifre dell’Onu, forse sottostimate, a restituire
le dimensioni di una tragedia che, terribile a dirsi, da quasi un anno a questa parte
avanza alla media di 5 mila morti al mese, per un totale di 93 mila uccisioni dallo
scoppio delle ostilità nel marzo 2011. Il bilancio è dell’Alto Commissario per i Diritti
Umani, Navi Pillay, che parla di livelli di perdite di vite umane “oltraggiosamente
alti”. Lo studio dell’Onu documenta i casi di morte dal marzo 2011 all’aprile di quest’anno,
evidenziando purtroppo l’uccisione di oltre 6.500 minori. I numeri non sembrano intaccare
i piani delle due parti. Ieri, l’aeroporto di Damasco è stato centrato da due colpi
di mortaio, provocando il ferimento di un addetto e il ritardo del traffico aereo.
Ma secondo gli esperti, la battaglia cruciale sembra svolgersi a Homs – città vicina
agli Assad, e l'alta valle della Bekaa libanese, roccaforte degli Hezbollah.