2013-06-14 14:40:46

Convegno alla Gregoriana sui migranti: il Mediterraneo torni ad essere spazio di dialogo


Il Mediterraneo torni ad essere, come in passato, un luogo di dialogo e non una barriera tra i popoli che abitano lungo le sue coste. È uno degli auspici emersi dal colloquio su rifugiati e migrazioni promosso, giovedì, dal centro Astalli, presso la Pontificia Università Gregoriana e intitolato “Il mare unisce, la terra non divida”. Ce ne parla Davide Maggiore:RealAudioMP3

Le storie dei migranti che attraversano il Mediterraneo interpellano ognuno di noi, ci invitano ad andare oltre l’ottica dell’emergenza e a guardare le necessità umane di chi approda sulle coste europee. La dignità fondamentale di queste persone, infatti, viene spesso negata, come ha ricordato di recente anche Papa Francesco, definendo la tratta degli esseri umani “la schiavitù più estesa” del ventunesimo secolo. Ascoltiamo sul tema il ministro italiano dell’integrazione, Cécile Kyenge:

“Per quanto riguarda la tratta, attraverso la società civile, attraverso il contributo di ogni persona, bisogna cercare di includere le persone, di dare la possibilità ad ognuna di loro di cominciare un percorso di integrazione. La cosa che non va mai dimenticata è la speranza. Molte volte una persona che arriva sul territorio ha perso la speranza: è alla ricerca di un modo di vivere, di una nuova convivenza, ha bisogno di aiuto e difficilmente riesce ad esprimerlo. E quando non riesce ad esprimerlo, per la disperazione, finisce tante volte nelle mani sbagliate. Noi dobbiamo riuscire a dare la speranza alle persone”.

In questo contesto, i cristiani, “devono essere promotori di una vera e propria cultura dell’accoglienza” come spiega padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso:

“L’accoglienza è essenziale, perché attraverso di essa noi possiamo manifestare il rispetto della comune natura umana, il senso della fraternità e anche l’esigenza della solidarietà. Questo mi fa ricordare Papa Paolo VI, quando disse che la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli è causa profonda di sottosviluppo”.

Nell’elaborare “una cultura che permetta a tutti di vivere nella cordialità e nella sicurezza”, ha notato ancora padre Ayuso, può giocare un ruolo fondamentale un dialogo interreligioso che coinvolga i migranti:

“Il dialogo tra credenti è essenziale ed è compito di ogni cristiano. Attraverso il dialogo, si possono aiutare queste persone ad inserirsi nel tessuto sociale e culturale del Paese che li ospita, accettandone ovviamente le leggi civili. Il dialogo, però, deve essere un dialogo sincero, nel quale si evitino ogni tipo di fraintendimento e confusione”.

Il dialogo, prosegue padre Ayuso:

“… deve essere centrato su quei valori comuni, che ci uniscono, cercando, a partire dalle nostre differenze religiose, di mettere al centro l’essere umano fatto ad immagine e somiglianza di Dio, perché tutti portiamo in noi l’alito vitale di Dio. Ogni vita umana – come ci dice la Bibbia – sta sotto la particolare protezione di Dio. Questa è la ragione più profonda dell’inviolabilità della dignità umana contro ogni tentazione di valutare la persona secondo altri criteri”.

Ultimo aggiornamento: 15 giugno







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