Turchia: la violenza risparmia le Chiese dove si prega per il Paese
È stata una notte di scontri molto violenti, forse i più duri dallo scoppio delle
proteste antigovernative tredici giorni fa. Dopo otto ore di guerriglia con i manifestanti
la polizia turca ha ripreso il controllo di Piazza Taksim a Istanbul. La violenza
delle manifestazioni e della repressione tuttavia non ha toccato i luoghi di culto
cattolici situati nei pressi di piazza Taksim, come la cattedrale dello Spirito Santo,
la chiesa di Sant’Antonio e quella di santa Maria Draperis. Le chiese sono state rispettate
e tenute fuori dalle proteste come testimoniato all'agenzia Sir dai loro parroci e
rappresentanti. Nella cattedrale dello Spirito Santo “molti giovani entrano con le
mascherine per proteggersi dai gas lacrimogeni abbassate. Si fermano per un po’ all’interno
- racconta il parroco, il salesiano Nicola Masedu - qualcuno recita delle preghiere,
altri sostano solo per riprendere fiato, far riposare gli occhi arrossati dai gas
e poi tornare a manifestare. Lo fanno in silenzio e con grande rispetto del luogo”.
Stessa cosa nella chiesa di Santa Maria Draperis, una delle più antiche parrocchie
della città. “Qui - dice padre Ruben Tierrablanca - molti giovani vengono a pregare
lasciando le loro mascherine antigas appese all’inferriata esterna. Non è mai successo
nulla che potesse colpire la sensibilità dei fedeli cristiani”. “Candele accese a
sant’Antonio”, nella chiesa omonima, rivela il parroco padre Anton Bulai, “molti giovani
che vanno a piazza Taksim passano per la nostra chiesa, accendono un cero a Sant’Antonio.
Come frati francescani, in questo momento delicato per il Paese preghiamo per il bene
e pace nella nazione”. (R.P.)