Tre mesi fa l’elezione di Papa Francesco. Falasca: siamo già immersi nei suoi gesti
e nelle sue parole
Ricorrevano ieri tre mesi dall’elezione di Papa Francesco, il 13 marzo scorso. Tre
mesi vissuti con grande intensità dal nuovo Pontefice all'insegna della dimensione
del vescovo che cammina assieme al suo popolo. Per una riflessione su questi primi
tre mesi di Papa Francesco, Alessandro Gisotti ha intervistato la giornalista
Stefania Falasca, legata a Jorge Mario Bergoglio da un'amicizia di lunga data:
R. – La prima
impressione che ho, a tre mesi, è che è come se ci fossimo instradati, fossimo già
entrati su una strada dalla quale non si può tornare indietro. Anche lo stesso Papa
Francesco ha detto che "tornare indietro" è una tentazione. Quindi, in questi tre
mesi, se devo dire qualcosa, è proprio questo: nei suoi gesti, nelle sue parole ripetute,
innanzitutto ha tenuto fede al nome da lui assunto, che è così simbolico per la storia
della Chiesa, e che è legato appunto alla riforma di vita e ad un cristianesimo vissuto
e testimoniato con profonda autenticità. A questo, aggiungo ciò che mi colpisce: lo
si vede sempre muoversi con sicurezza e tranquillità, con le quali – con coraggio
– sa affrontare temi anche molto spinosi, come ha fatto anche con i forti pronunciamenti
in merito alla ricchezza, sia della Chiesa ma anche in generale per quello che concerne
i problemi del mondo. Sta dando anche un bell’esempio di vera prudenza cristiana,
che è la virtù propria di chi governa. Perché dico questo? Perché contrariamente a
quanto qualcuno crede, la prudenza spinge all’azione, la prudenza è una virtù dinamica,
diceva San Tommaso …
D. – Già si delinea in modo netto qual è l’idea della
Chiesa che ha Papa Francesco …
R. – Papa Bergoglio ha dato un’immagine di ciò
che è Chiesa: di ciò che è Chiesa e di ciò che non lo è. Non è Chiesa quella impregnata
di spirito mondano e che perciò vive in sé, da sé e per sé, che crede di avere luce
propria e quindi autoreferenziale. E’ Chiesa, invece, quella che splende non di luce
propria ma di quella di Cristo, e ha preso un’immagine bellissima ricorrendo al paragone
che facevano i Padri della Chiesa con la luna: la luna non brilla di luce propria,
ma riflette quella del sole. Così è la Chiesa. E questa percezione della Chiesa è
quella che si esprime con il Concilio Vaticano II. Io credo che in questo orizzonte
siano i possibili i cambiamenti e le riforme che servono per la salvezza delle anime.
Diciamo, l’urgenza avvertita è quella di rimanere dentro a questa immagine della Chiesa:
questa è la prospettiva. Per cui già siamo immersi dentro l’agire, dentro le parole,
dentro i gesti di Papa Francesco.
D. – La testimonianza di vita di Papa Francesco
sta già generando molti frutti. Quali quelli che saranno più duraturi?
R. –
Sono proprio quelli legati a ciò che serve per la salvezza delle anime. Papa Bergoglio
ci sta portando ed accompagnando, giorno per giorno, dentro questo orizzonte, dentro
ad un’esperienza vissuta del Vangelo, quotidiana, feriale, che sia di compagnia nella
vita degli uomini. E io credo che sia questa la prospettiva che terrà, che sarà più
duratura. Lo diceva anche Congar: quello che resta, anche delle riforme riuscite,
nella Chiesa, sono sempre quelle che si sono fatte in funzione dei bisogni concreti
delle anime.